PROPOSTA DI INDAGINE PARLAMENTARE SULLA POLITICA ENERGETICA

Quando nel 2008 i prezzi dell’energia sono aumentati di diverse volte, l’Italia dipendeva dalle importazioni per l’85% del suo fabbisogno. Questo perché da 15 anni era stata bloccata l’estrazione di idrocarburi, quasi tutto gas naturale, sul suolo nazionale. Un fiume di denaro che ogni anno se ne andava all’estero, pari ad almeno tre punti di PIL, e che impoveriva tutto il sistema paese. Ma con la moltiplicazione del costo dell’energia l’impoverimento è aumentato di altrettante volte. E’ questa la causa della crisi economica, perché nessun paese può reggere una diminuzione annuale del PIL a due cifre!

Poi negli ultimi anni i prezzi dell’energia si sono sgonfiati. Inoltre è ripresa l’attività di estrazione, che ha diminuito la nostra dipendenza dalle importazioni. Ma dobbiamo ancora importare la maggior parte dell’energia che consumiamo. E a questo costo bisogna aggiungere quello delle rinnovabili.

Dato che non ci sono sistemi adatti ad immagazzinare grandi quantità di energia elettrica, essa deve essere prodotta quando c’è la domanda, altrimenti non serve a nulla. E sia gli impianti eolici che quelli fotovoltaici producono energia per lo più nei momenti sbagliati e in maniera discontinua e imprevedibile. Inoltre anche il costo di questa energia, che venga utilizzata o no, è diverse volte più alto di quello delle normali centrali. E anche se lo Stato costringe le società elettriche a comprarla, questo non ne aumenta l’utilità. L’unica conseguenza è che le società elettriche, per compensare il danno che subiscono per dover comprare dell’energia di cui non sanno cosa farsene, aumentano le bollette della luce delle famiglie, che ogni anno pagano per questo 10 miliardi di Euro in più.

Secondo un’inchiesta del Resto del Carlino, tra costi diretti e indiretti, l’Italia ha già speso per le rinnovabili ben oltre 200 miliardi di Euro, a cui bisogna aggiungerne altri 150 che ci siamo obbligati a spendere nei prossimi anni, anche senza installare alcun nuovo impianto. 350 miliardi nel pieno della crisi in cambio di nulla! Infatti alla poca energia utilizzabile prodotta, bisogna sottrarre il costo energetico della costruzione degli impianti eolici e fotovoltaici e anche l’energia che l’economia ha dovuto consumare per produrre queste risorse economiche. E adesso l’Europa ci chiede di coprire con le rinnovabili il 32% del nostro fabbisogno entro il 2030. Una vera follia! Come se non bastasse i “no triv” vogliono ancora bloccare l’estrazione del gas. Eppure il gas naturale, sarà pure un combustibile fossile, però non inquina e risolve anche il problema delle emissioni di anidride carbonica.

L’Italia, che ha già i consumi di energia pro capite più bassi d’Europa, può però fare ancora qualcosa, qualcosa che ha senso anche dal punto di vista economico. Può usare in maniera sistematica l’acqua di raffreddamento delle centrali elettriche per scaldare case e uffici (come a Torino). Può dare un’altra spinta all’uso del metano per l’autotrazione. Infine può sostenere un piano nazionale di interventi urbanistici per diminuire le necessità di spostamenti in auto, dirottarne una quota maggiore sui mezzi pubblici e rendere il traffico più scorrevole (vedi i paragrafi corrispondenti tra le proposte per l’economia).

PROPOSTE PER RILANCIARE L’ECONOMIA

 

Che la politica delle rinnovabili sia del tutto inutile lo dicono anche questi due brevi articoli che mettono a confronto le politiche energetiche della Germania e degli Stati Uniti, che ancora una volta dimostrano che la politica europea delle rinnovabili non sarà mai in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di un paese, né di diminuire il consumo di combustibili fossili e le emissioni di gas serra. Mentre gli S.U., puntando sullo shale gas la cui estrazione ha un impatto limitato e reversibile, li stanno facendo crollare entrambi. E’ per questo che negli ultimi anni le emissioni globali di anidride carbonica si sono stabilizzate. Un dato della realtà che non dovrebbe essere dimenticato. Inoltre puntando sul gas naturale l’America è diventata autonoma dal punto di vista energetico, ha abbassato il costo interno e internazionale dell’energia, ha ridotto la disoccupazione al 4% e ha rilanciato alla grande la sua economia.

LA CRISI ENERGETICA TEDESCA PROSSIMA VENTURA

 

U.S.A. IL GAS NATURALE FA CROLLARE IL COSTO DELL’ENERGIA

 

Per uscire dalla crisi dobbiamo promuovere il turismo e i nostri prodotti di qualità, almeno al livello degli altri paesi europei. Ma dovremmo anche diminuire le nostre importazioni di energia, perché questo equivarrebbe ad un aumento del PIL.

Quello dell’energia è un problema eminentemente pratico, che va affrontato sulla base dei dati della realtà e non di un pregiudizio ideologico contro la società moderna. Per questo sarebbe utile un’indagine parlamentare per raccogliere i dati che dovranno informare le future decisioni di politica energetica.

 

In particolare è necessario conoscere:

- Il costo economico finora sostenuto dallo Stato per finanziare la costruzione degli impianti eolici e fotovoltaici.

- Il costo sostenuto dalle famiglie, caricato sulle bollette della luce.

- Il reale valore dell’energia elettrica che è stata prodotta con le rinnovabili.

- Il costo energetico della costruzione degli impianti eolici e fotovoltaici, che va sottratto dall’ammontare dell’energia utilizzabile prodotta.

- Il costo dell’energia che l’economia ha consumato per produrre le risorse economiche che sono state spese per l’energia eolica e fotovoltaica, che deve essere sottratto dal valore dell’energia rinnovabile prodotta.

Il costo degli impianti eolici e fotovoltaici prodotti all’estero.