L'IMPORTANZA DI CAPIRE COS'E' LA SCIENZA

La contrarietà ai vaccini
Oggi, mese di dicembre 2020, aspettiamo con ansia l’arrivo dei vaccini anti COVID. Ma i medici sono preoccupati perché molti i vaccini li rifiutano. Infatti, se la percentuale dei vaccinati non sarà abbastanza alta, se non sarà almeno dell’85 / 90%, il virus potrebbe non scomparire del tutto e poi forse subire delle mutazioni e diffondersi di nuovo.
Ma perché c’è qualcuno che rifiuta i vaccini? Essi sono una delle conquiste più importanti della medicina moderna, che negli ultimi due secoli ha contribuito in maniera decisiva a triplicare la speranza di vita. I vaccini hanno debellato molte terribili malattie come la peste, il vaiolo, la rabbia, la poliomielite e ne prevengono e tengono sotto controllo molte altre. Malattie che fino a tempi recenti non avevano cure che non fossero la dieta (il digiuno), i salassi o i pediluvi caldi e freddi. Malattie che ogni anno, per esempio, facevano strage di bambini.
Il motivo è che ci sono stati dei medici disonesti che hanno affermato che i vaccini non servono, che sono la causa dell’autismo e che c’è un complotto contro di loro da parte della comunità scientifica. Naturalmente non hanno mai prodotto alcuna prova. Infatti non ci sono ricerche che dimostrino le loro affermazioni, che la comunità scientifica ha condannato con decisione. Ma perché poi solo i vaccini? Perché gli anti-vaccinisti non rinunciano agli ospedali e a tutti i farmaci della medicina moderna? Essi, per essere approvati, hanno dovuto superare le stesse rigorose procedure e gli stessi rigidi controlli.
Però chi non sa cosa sia la scienza e come funzioni, non è in grado di capire se hanno ragione coloro che rifiutano i vaccini o la comunità scientifica. E se qualcuno si convince che c’è un complotto, tutto quello che gli scienziati diranno sarà interpretato come una prova della sua esistenza. E’ per questo che discutere non serve: quello che ci vuole è solo un po’ di cultura scientifica.
In particolare bisognerebbe avere un’idea dei protocolli scrupolosi che le aziende farmaceutiche devono rispettare per far approvare un farmaco. Protocolli che per i vaccini sono ancora più severi, perché essi devono essere somministrati a delle persone sane.
Un potenziale farmaco o un vaccino viene prima sperimentato sugli animali, poi su decine di volontari umani, poi su centinaia e infine su migliaia. A metà dei soggetti viene somministrato il farmaco vero e all’altra metà un farmaco finto, e la cosa è organizzata in modo che né gli sperimentatori né i soggetti a cui viene somministrato possano sapere chi riceve il farmaco vero o quello finto. Poi vengono fatte moltissime analisi e controlli per verificare l’efficacia del farmaco o del vaccino e la presenza di eventuali effetti collaterali. L’indagine dura diversi anni e i costi sono sempre molto alti. Ma i farmaci e i vaccini vengono approvati solo se superano la sperimentazione. Infine i risultati vengono pubblicati sulle riviste scientifiche, in modo che gli altri scienziati possano controllarli. Inutile aggiungere che gli allarmisti dei vaccini non hanno mai fatto alcuna indagine e non hanno mai prodotto alcuna prova delle loro affermazioni. Non hanno mai pubblicato alcuna ricerca su riviste scientifiche. Hanno fatto solo delle dichiarazioni alla stampa!


La storica contrapposizione tra la cultura classica e umanistica e la cultura scientifica.
Purtroppo in Italia sono molti quelli che non hanno una cultura scientifica, ancora di più che in altri paesi. Già la separazione tra la cultura classica e umanistica e quella scientifica, e il fatto che la maggior parte dei corsi di studio non prevedano delle materie scientifiche, impedisce a molte persone di farsi un’idea di cosa sia la scienza. In più i programmi delle scuole italiane hanno avuto l’impronta di intellettuali come Benedetto Croce, che non ha mai capito cosa sia la scienza e che definiva gli scienziati “Ingegni minuti”, che è anche il titolo di un libro dello studioso di storia della scienza Lucio Russo.
Quindi nel nostro Paese c‘è una forte tradizione, profondamente radicata nei programmi scolastici, che considera le materie scientifiche secondarie e non adatte alla formazione culturale dei giovani, e che possono risultare utili solo per esercitare dei lavori di importanza minore. Lavori di tipo tecnico e non dirigenziali, che non contribuirebbero alla formazione culturale di una persona. Insomma quasi dei lavori servili.
Questo è lo stesso atteggiamento verso la scienza che avevano gli antichi romani. Essi, dopo la conquista del mondo greco – ellenistico, avevano assorbito l’arte e la cultura classica, ma non la cultura scientifica. Ma le discipline classiche e umanistiche devono tutto alla scienza. Infatti il loro carattere di universalità è proprio dovuto al fatto che esse si fondano su un analogo sviluppo della conoscenza scientifica, che per sua natura è universale. Per esempio la pittura e la scultura hanno alla base gli studi di anatomia, la musica la fisica delle onde sonore, l’architettura la geometria e la prospettiva. Infine la filosofia greca, basata sulla razionalità e sulla ricerca della verità, è ad un tempo il fondamento sia del pensiero scientifico che della cultura classica.
L’incomprensione della scienza è continuata in Europa durante il Medioevo e in molti ambienti fino all’Ottocento, quando gli intellettuali romantici hanno creato una contrapposizione tra la cultura classica e umanistica e quella scientifica. Una incompatibilità che in realtà non esiste, ma che è stata recepita nei programmi scolastici. Con la conseguenza che molti corsi di studio non forniscono agli studenti gli strumenti per comprendere la scienza e la sua importanza. Ed è particolarmente grave il fatto che in Italia i funzionari pubblici, gli amministratori, i politici, i commentatori e i giornalisti non abbiano quasi mai alle spalle una istruzione e una cultura scientifica. Eppure è proprio grazie alla scienza e alla tecnologia che, nonostante tutto, abbiamo raggiunto un livello di vita che non ha paragoni in nessun’altra epoca storica.


Il caso Di Bella e i sismologi messi sotto accusa.
Si potrebbero fare molti esempi che dimostrano quanto sia diffusa l’ignoranza scientifica nel nostro paese. Uno è il caso Di Bella. Un anziano medico che si era auto convinto di avere trovato un preparato efficace contro il cancro, per di più poco costoso. Naturalmente non aveva fatto alcuna ricerca, come invece sono tenute a fare le case farmaceutiche. Eppure una buona fetta dell’opinione pubblica si era schierata dalla parte di questo medico e contro la comunità scientifica, seguita poi da gran parte della politica. E naturalmente le indagini fatte subito dopo hanno dimostrato la totale inefficacia di questo presunto farmaco.
Ma anche i funzionari dello Stato sono spesso inconsapevoli di cosa sia la scienza. Per esempio è capitato che alcuni magistrati abbiano accusato di strage i sismologi italiani perché non avevano previsto il terremoto dell’Aquila. Immaginiamo la situazione paradossale. Il giudice, per decidere se gli accusati sono colpevoli o innocenti, di solito convoca degli esperti per chiedere il loro parere. Ma questa volta gli esperti da consultare sono proprio sismologi messi sotto accusa!


L’AIDS in Sud Africa.
Ma questo è quasi folclore, perché quando sono i politici a non capire cosa sia la scienza, le conseguenze possono essere ben più gravi. Nell’anno 1999 in Sud Africa l’AIDS dilagava. Adesso, dopo la fine dell’apartheid, c’erano dei governi di colore, e il ricordo della storica contrapposizione tra bianchi e neri aveva reso le autorità di governo sospettose anche della medicina moderna, quella dei bianchi, a cui veniva contrapposta la medicina tradizionale africana.
A delegittimare la medicina moderna contribuirono anche alcuni medici o scienziati di razza bianca che, a dispetto di tutte le prove contrarie, negavano il collegamento tra l’HIV e l’AIDS, sostenendo che c’era un complotto dei bianchi contro i neri per costringerli a comprare le costose medicine prodotte dalle società farmaceutiche. Dicevano anche che non c’era bisogno di prendere delle particolari precauzioni e che per curarsi era sufficiente mangiare cibi sani e genuini ecc.
Purtroppo essi riuscirono a convincere i governanti e le autorità sanitarie, le quali non imposero misure precauzionali. Si limitarono a consigliare dei presunti farmaci della medicina tradizionale africana e di fatto favorirono l’ulteriore diffusione dell’epidemia. La popolazione di origine europea si curava correttamente, mentre in quella di colore L’AIDS più che mai dilagava. Fra il 1997 e il 2004 il tasso di mortalità è più che triplicato per gli uomini e quintuplicato per le donne, con cifre di partenza già fra le peggiori del mondo.
Allo scopo di convincere le autorità di governo che questa era una grave malattia diffusa in tutto il mondo che bisognava prevenire e curare nel modo giusto, nel 2000 venne organizzato un congresso medico nella città sudafricana di Durban. Inoltre più di 5.000 ricercatori di tutto il mondo firmarono un documento dove si ribadiva che le prove del legame tra l’HIV e l’AIDS erano nette, definitive e inequivocabili. Purtroppo però senza risultato, perché mancava in molti la consapevolezza di cosa sia la scienza.
La convinzione delle autorità sanitarie e di governo del Sud Africa era che il “metodo scientifico” è una tradizione europea o occidentale e che le tradizioni asiatiche, africane o dei nativi americani avevano pari dignità. E gli africani, così come avevano combattuto il colonialismo e l’apartheid, adesso dovevano sostenere la tradizione africana contro quella dei bianchi.
Un discorso che potrebbe essere giustificato in altri ambiti, ma che non è applicabile alla scienza. Infatti non esiste una “scienza occidentale”, ma “la scienza”. Perché c’è una sola scienza, così come c’è una sola verità. La scienza moderna sarà anche nata in Europa, ma da molto tempo la ricerca scientifica viene portata avanti da scienziati di tutto il mondo. La scienza, con i suoi limiti e le sue possibilità, è universale. E per quanto riguarda le medicine tradizionali, se esse superano i controlli scientifici, vengono anch’esse incorporate, come è successo molte volte, nella medicina moderna.
Solo con grande fatica, a poco a poco, la popolazione e i politici hanno preso atto dell’efficacia della prevenzione e dei farmaci anti HIV (vedi l’articolo “AIDS: le cure negate” di Michael Specter - LeScienze Agosto 2007).


La condanna delle piante geneticamente modificate.
Nell’Unione sovietica c’è stato un agronomo,Trofim Lisenko, che rifiutava la genetica e le teorie evoluzionistiche di Darwin ed era arrivato ad affermare, falsamente, che con un apposito trattamento le erbacce si potevano trasmutare in grano commestibile.
Le sue teorie anti scientifiche vennero appoggiate da Stalin e dagli altri leader comunisti e così per molti anni il lisenkismo sostituì la moderna scienza agronomica e impedì alla Russia di rendere più produttiva la sua agricoltura, fattore che contribuì non poco al fallimento del regime.
Queste sono le conseguenze quando delle idee sbagliate sostituiscono le conoscenze scientifiche. Ma è esattamente quello che sta succedendo in Italia con il rifiuto dell’ingegneria genetica.
Le piante geneticamente modificate vengono consumate da più di 30 anni in tutto il mondo senza che siano mai stati dimostrati dei danni per la salute delle persone o per l’ambiente. Ma l’Italia, che era all’avanguardia in questo settore della ricerca, oggi è il paese anti ogm più fondamentalista del mondo.
A cosa serve l’ingegneria genetica nell’agricoltura? Serve a difendere le piante dai parassiti evitando di spargere nei campi grandi quantità di pesticidi. Serve anche a migliorare le qualità nutrizionali dei prodotti agricoli. Il DNA delle piante coltivate rimane sempre lo stesso ma i parassiti, nonostante le dosi crescenti di pesticidi sparse nell’ambiente, continuano ad evolversi e alla fine prenderanno il sopravvento.
Avendo rifiutato l’ingegneria genetica, non solo inquiniamo pesantemente l’ambiente; non solo eliminiamo tutti gli insetti tra cui quelli impollinatori, ma alla lunga non riusciremo a salvare le molte tante varietà pregiate che hanno reso famosi i prodotti alimentari made in Italy. Con queste idee sbagliate e anti scientifiche rischiamo di fare alla nostra agricoltura dei danni paragonabili a quelli del lisenkismo.
Ma ci sono ancora degli altri casi in cui il rifiuto della scienza sta facendo gravi danni al nostro paese, tra cui la convinzione che le energie alternative possano sostituire le centrali elettriche e i combustibili fossili e che le centrali nucleari comportino dei rischi inauditi e inaccettabili.


Problemi dell’energia e dell’economia.
In Italia sono state messe sotto accusa tutte le soluzioni migliori che abbiamo per il problema strategico dell’energia, a partire dall’energia nucleare, con la quale invece potremmo soddisfare tutto il nostro fabbisogno energetico in maniera quasi miracolosa, cioè senza bruciare combustibili fossili. Inoltre questa è anche la fonte di energia di gran lunga più sicura che esista, mentre l’inquinamento dovuto alla combustione del carbone e dei derivati del petrolio causa ogni anno cinque milioni di morti.
A sua volta la pretesa di poter sostituire le normali centrali elettriche e i combustibili fossili con l’energia eolica e fotovoltaica è assurda, perché le “energie alternative” sono discontinue e imprevedibili, quindi di utilità molto scarsa.
Infine molte persone, intrise di ideologia marxista, sono convinte che la sovietizzazione dell’economia possa eliminare le ingiustizie sociali.
Infatti, nonostante che sia già trascorso moltissimo tempo da quando sono crollati i regimi comunisti della Cina e della Russia, in Italia molti ancora lavorano senza tregua per sovietizzare l’economia, per esempio oggi con la proposta del salario minimo.
Eppure sono più di due secoli che Adam Smith e David Ricardo hanno dimostrato, conti alla mano, i vantaggi della specializzazione produttiva, dell’economia di mercato e del commercio.
Già il rifiuto dell’ingegneria genetica e dell’energia nucleare, con l’aggiunta delle enormi risorse economiche buttate per le energie alternative, ha provocato all’Italia danni tali da trasformarci in un paese di serie B. Un paese che non conta più nulla sul piano internazionale, con tanta disoccupazione e milioni di famiglie in difficoltà.
Ma la sovietizzazione dell’economia darebbe il colpo di grazia. Infatti essa, calpestando il mercato, provocherebbe al nostro paese dei danni paragonabili a quelli subiti dalla Russia e dagli altri paesi dell’ex Unione sovietica.


Alimentazione e salute.
La scienza oggi è anche in grado di dirci cosa dobbiamo fare per ridurre i rischi delle malattie più diffuse, le cosiddette “malattie del benessere”. Malattie che una volta quasi non esistevano perché l’aspettativa di vita era molto bassa e pochi avevano il privilegio di raggiungere la vecchiaia. Però è proprio nell’età più matura che aumentano le malattie degenerative, che per questo sono dette anche “malattie del benessere”. Cioè cardiopatie, cancro, obesità, diabete, osteoporosi ecc.
La scienza oggi in grado di dirci come dobbiamo comportarci a tavola per ridurre al minimo il rischio di queste malattie e per vivere a lungo e in buona salute (vedi l’articolo Alimentazione e salute. The China Study).
Eppure in Italia, un paese dove la sanità è pubblica, è difficile informare correttamente la gente su questo argomento. Di solito prevalgono altri tipi di interessi. Per esempio l’interesse di chi scrive dei libri per lanciare delle diete come se fossero delle mode, ovviamente senza tenere in alcun conto i risultati della ricerca scientifica. Questo è un altro importante esempio di come la scienza sia importante per la vita di ciascuno di noi. La salute non dovrebbe avere la precedenza su tutto il resto?


La ricerca scientifica in Italia.
Infine c’è ancora un altro aspetto da considerare. La mancanza di cultura scientifica è anche la causa della scarsa importanza che attribuiamo alla ricerca, con la conseguenza di un ulteriore danno economico e di un grave impoverimento di capitale umano. Infatti tra i paesi sviluppati siamo quello che spende di meno, anche molto di meno, per la ricerca scientifica. E questo penalizza il nostro paese, perché il lavoro degli scienziati, oltre che aumentare la conoscenza che abbiamo del mondo, crea quasi sempre anche delle nuove opportunità per l’economia. Inoltre, a causa degli scarsi finanziamenti alla ricerca, quasi tutti i giovani migliori formati dalle nostre università sono costretti a cercare lavoro all’estero.
C’è un profondo contrasto tra il carattere di universalità della scienza e il trattamento che le richieste di fondi dei ricercatori subiscono da parte delle amministrazioni che devono erogarli. Spesso i finanziamenti vengono decisi con criteri arbitrari che non tengono conto della qualità delle ricerche e dei sistemi di valutazione che la scienza si è data. E a volte vengono anche erogati con ritardi biblici. Negli altri paesi europei, invece, i fondi destinati alla ricerca sono in media due o tre volte maggiori e vengono assegnati in tempi certi e con procedure più semplici, ma con controlli rigorosi sui risultati (come si può leggere su “SCOPERTA: come la ricerca scientifica può aiutare a cambiare l’Italia” di Roberto Defez – Codice Edizioni).
Con meno risorse economiche ci sono anche minori opportunità di lavoro per gli scienziati e in particolare per i giovani laureati. L’Italia è già un paese in cui contano molto le appartenenze, le consorterie, il clientelismo e l’appoggio della famiglia. In queste condizioni è già molto difficile che il merito riesca a prevalere. Poi con la crisi economica, essa stessa in gran parte dovuta alla scarsa cultura scientifica, tutti i problemi si aggravano. Gli stanziamenti per la ricerca diminuiscono e conta sempre di più avere i contatti giusti e una famiglia influente alle spalle.
Anche per i neo laureati più brillanti spesso non ci sono sbocchi, e così essi sono costretti ad emigrare. Sono 50.000 gli scienziati che, dopo un lungo periodo di formazione in Italia, hanno scelto di lavorare all’estero. Questo significa che le nostre università sono tuttora in grado di formare dei buoni scienziati, ma poi quasi tutti i giovani migliori si trasferiscono all’estero.
Quindi l’ignoranza scientifica non provoca solo gravi danni all’economia. Essa causa anche un grave impoverimento di capitale umano. E’ ancora più necessario, quindi, che la cultura scientifica sia presente nella nostra società. Questa è la condizione perché il nostro Paese superi la crisi economica e diventi più maturo.