Il Dramma della malaria

Dopo la Seconda guerra mondiale il DDT ha debellato la malaria in Europa e Nord America, mentre nel resto del mondo aveva ridotto il numero delle vittime da due milioni a 50.000 all'anno. Ma poco tempo dopo il DDT è stato messo ingiustamente sotto accusa, e di fatto proibito. Nel Terzo mondo, e specialmente in Africa, la malaria è ben presto riesplosa, sta provocando infinite sofferenze ed è uno dei principali ostacoli allo sviluppo.
L'unica possibilità di liberare l'Africa e tanti altri paesi da questa maledizione biblica, è ristabilire la verità sul DDT, in modo che possa essere usato contro la malaria.


La malaria, dramma umano e causa di sottosviluppo.
Chi si occupa di ambiente e sviluppo non può dimenticare l'Africa. In un'epoca in cui moltissimi paesi, non più in via di sviluppo ma emergenti, hanno imboccato la strada della crescita, l'Africa sub-sahariana fa ancora fatica a cogliere le opportunità offerte dalla società moderna. Perché?
Alcuni hanno già la risposta pronta: è colpa della globalizzazione. E' colpa del Nord del mondo e delle multinazionali, che per sostenere il nostro immorale consumismo, rapinano i paesi poveri e ne distruggono le risorse naturali.
In realtà c'è un fattore che da solo è sufficiente ad impedire lo sviluppo dell'Africa, e molti non solo non se ne rendono conto ma, con le loro posizioni preconcette, ne sono in qualche modo responsabili: questo fattore è la malaria.
La malaria è un vero flagello, che colpisce in particolar modo l'Africa, dove sono presenti gli insetti più aggressivi e le forme più virulente. Ogni anno in Africa la malaria contagia centinaia di milioni di persone e provoca circa un milione di morti, soprattutto bambini.
Ci sono 60 specie di zanzare che possono trasmettere il plasmodio della malaria. Il ciclo vitale dell'agente infettivo si sviluppa sia nel corpo delle persone che nell'insetto. Le zanzare, mentre succhiano il sangue di una persona ammalata, trattengono le "uova" del parassita, che maturano nel loro corpo sviluppando il plasmodio. Quando poi queste stesse zanzare pungono un'altra persona, le trasmettono l'agente infettivo. Nel giro di mezz'ora o un'ora questo raggiunge il fegato, dove si riproduce diffondendosi nel sistema circolatorio. Qui il plasmodio distrugge i globuli rossi del sangue. La rottura dei globuli rossi provoca i classici sintomi della malattia: febbre, brividi e anemia progressiva. La malaria rende le persone colpite incapaci di lavorare, coltivare i campi, studiare o prendersi cura dei propri familiari per settimane o mesi; inoltre può provocare danni cerebrali o fisici permanenti o uno stato di cronica debilitazione. La morte può sopraggiungere a causa di un'anemia particolarmente grave o per l'occlusione dei vasi sanguigni nel cervello, nei polmoni o in altri organi (vedi l'articolo "Fermare la malaria" pubblicato dalla rivista LeScienze nel mese di febbraio 2006).
Grandi sofferenze umane, quindi, ma anche gravi danni alla società e all'economia, ugualmente difficili da quantificare. I danni diretti sono stati stimati in una diminuzione annua del 2% del prodotto interno lordo, che in una regione così arretrata spesso significa totale assenza di crescita. Ma i danni indiretti sono forse ancora più gravi. Infatti, chi mai andrà ad investire, ad intraprendere delle attività commerciali o ad avviare delle iniziative turistiche in un paese devastato dalla malaria? Non è casuale la coincidenza, impressionante, tra l'indice di povertà e la diffusione della malaria (vedi la cartina geografica pubblicata nello stesso servizio di Le Scienze citato sopra).
Certo, l'Africa ha anche altri problemi. E’ anche il continente dove l'AIDS è più diffuso e le amministrazioni statali sono incapaci e corrotte, ma la malaria da sola è sufficiente ad azzerare qualsiasi ipotesi di sviluppo. Inoltre, mentre per l'AIDS la principale risposta è tutto sommato semplice, e consiste nell'informazione e nella prevenzione, altrettanto non si può dire della malaria. Questo significa che è proprio la malaria il problema più difficile e importante che l'Africa deve affrontare.


Il bando del DDT, l'arma più efficace contro la malaria.
L'arma principale contro la malaria è il DDT (dicloro-difenil-tricloroetano), un insetticida che è stato messo al bando in seguito ad accuse che si sono dimostrate infondate.
Il DDT è stato sintetizzato per la prima volta nel 1870, ma solo settanta anni dopo ne furono scoperte le proprietà insetticide. Dopo la seconda guerra mondiale i soldati americani lo usarono per bonificare le zone infestate dalla malaria, e i successi furono spettacolari: in pochi anni in Europa e Nord America questa piaga secolare fu definitivamente estirpata. Il DDT fu poi usato contro la malaria in tutto il mondo, con analoghi risultati.
Ma all'inizio degli anni '60 cominciarono gli allarmi: si sostenne che il DDT si accumulava nella catena alimentare, che avrebbe provocato la scomparsa di numerose specie di uccelli, e che era cancerogeno.
Rachel Carson, nel suo famoso libro "Primavera silenziosa" pubblicato nel 1962, lo aveva messo sotto accusa. Era preoccupata del fatto che il DDT, usato allora ampiamente in agricoltura, tende ad accumularsi nei tessuti adiposi, dove persiste a lungo. Poiché si trattava di un pesticida, il timore era che potesse creare danni alla salute nel lungo termine. Inoltre, per le stesse ragioni, il DDT si sarebbe accumulato nelle catene alimentari, ed avrebbe danneggiato in particolare gli uccelli che si nutrono di insetti. Da qui la previsione che parecchie specie di volatili sarebbero state a rischio di estinzione. Il DDT divenne il simbolo di tutti i veleni che l'uomo sparge nell'ambiente, e la sua condanna è diventata da allora un punto d'onore per ogni ambientalista.
Ma nel 1972, quando l'Agenzia Americana per la Protezione dell'Ambiente (EPA) lo mise al bando, queste preoccupazioni erano già in parte venute meno. Uno studio aveva appena dimostrato che il DDT non era cancerogeno; inoltre stava diventando evidente che questo insetticida era una sostanza quasi innocua per l'uomo e la maggior parte degli animali.
Invano l'Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti sostenne che il DDT aveva salvato 50 milioni di vite. William Rukelshaus, il direttore dell'EPA, ribattè che "Il pesticida... era l'avvertimento che l'uomo può esporsi a sostanze che possono avere serie conseguenze sulla sua salute".
Così, in nome della salute, milioni di uomini vennero condannati a morire di malaria. Infatti, dopo il bando dell'EPA (un ente che non ha mai voluto andare controcorrente), seguì quello dei paesi in via di sviluppo, anche perché fatti oggetto di pressioni in questo senso da parte dei paesi occidentali donatori.
La conseguenza fu che la malaria è ritornata gradualmente alle dimensioni originarie.
Ma se allora poteva essere giustificata qualche preoccupazione per l'uso che se ne faceva in agricoltura, estendere il bando all'uso anti malaria fu un gravissimo errore. E un errore che avrebbe dovuto essere immediatamente corretto appena divennero evidenti le conseguenze di questa decisione.
Prima della proibizione, con 50.000 morti all'anno in tutto il mondo, la malaria era diventata quasi una malattia secondaria. Ma dopo il bando è tornata ben presto alle dimensioni originarie. Da allora ha causato forse 50 milioni di vittime e continua a farne due milioni all’anno, sicuramente la più grande tragedia del XX° secolo.
Una proibizione che oggi è ancora più sbagliata perché è ormai chiaro che il DDT non provoca i temuti danni a lungo termine, e il suo uso in funzione anti malaria è mirato, cioè limitato nel tempo e nello spazio. Questa proibizione, mantenuta ormai solo per ragioni ideologiche o di principio, fa sì che nella strategia contro la malaria non possa essere usato proprio lo strumento più efficace, anzi indispensabile.


La strategia contro la malaria.
La strategia contro la malaria prevede due fasi. La prima ha lo scopo di distruggere il maggior numero di zanzare, di impedirne la riproduzione e di tenerle lontane dalle abitazioni, in modo da ridurre il numero delle persone che vengono contagiate. La seconda consiste nel curare queste persone, sia perché è giusto farlo, sia per eliminare il plasmodio dal loro organismo, in modo da ridurre sempre di più il numero di persone che, quando vengono punte, trasmettono l'agente infettivo alle zanzare.
In questa strategia il DDT ha un ruolo fondamentale, perché è repellente e letale per gli insetti, ed è di gran lunga l'insetticida più efficace e nello stesso tempo anche il più economico e sicuro.
Attualmente l'unico uso consentito del DDT è quello di impregnare con una soluzione al 5% le zanzariere, ma l'efficacia di questa soluzione è molto limitata. Veramente efficace, invece, si è dimostrata l'irrorazione delle pareti interne delle case. Questa disinfestazione tiene lontane le zanzare, e uccide quelle che si posano sui muri. Ed è sufficiente che vengano trattate l'80% delle abitazioni per interrompere la trasmissione dell'agente infettivo. Solo con questa soluzione, semplice da attuare e poco costosa, il numero delle persone contagiate si riduce a circa un quinto, come dimostra l'esperienza del Sud-Africa.
L'esperienza del Sud-Africa è particolarmente significativa: unico paese a Sud del Sahara a non dipendere dagli aiuti internazionali, ha ripreso ad usare il DDT, e in pochi anni ha praticamente debellato questa terribile malattia. Infatti, una volta che il numero dei malati è stato ridotto, diventa più facile trovare i mezzi e le risorse organizzative per curare le persone infette. Questa è la seconda parte della strategia.
I tradizionali farmaci antimalarici come la clorochina, e anche i piretroidi con cui vengono impregnate le zanzariere, hanno perso gran parte della loro efficacia. In questo momento il farmaco di gran lunga più utile è l'artemisinina, estratta dall'Artemisia annua, un'erba usata da sempre in Cina come febbrifugo generico. Attualmente, però, la disponibilità di artemisinina è limitata e largamente inferiore al bisogno, e il costo ancora molto alto. La soluzione migliore, quindi, sembra essere quella di coltivare in loco l'Artemisia annua, come già hanno incominciato a fare alcuni enti di beneficenza. In ogni caso, come insegna il Sud-Africa, questo farmaco è necessario per completare l'opera del DDT: man mano che diminuisce il numero dei malati, diventa sempre più facile curarli e concentrare gli interventi dove la malaria ancora resiste. E man mano che il numero dei malati diminuisce fino ad azzerarsi, la catena della diffusione si interrompe e il DDT a quel punto non serve più.


Vincere la malaria per rendere possibile lo sviluppo.
Con questa strategia la malaria può essere ridotta in pochi anni a proporzioni modeste, e poi debellata definitivamente. Certo, occorre tutto l'aiuto e il sostegno della comunità internazionale, ed è necessario un intervento su vasta scala esteso a tutta l'Africa.
Ma ancora prima è necessario debellare il falso mito, che ancora resiste, secondo il quale il DDT è una delle sostanze più pericolose create dall'uomo. Uno dei tanti, falsi luoghi comuni, tenuto in piedi al solo scopo di dilatare artificialmente i rischi ambientali, ma questa volta con conseguenze pesantissime.
Europa e Nord America di questo non si preoccupano, perché hanno ormai dimenticato questa terribile malattia, ma se per caso essa ritornasse, (cosa non impossibile finché è così diffusa), il Nord del mondo non esiterebbe ad adottare tutte le contromisure necessarie, a partire proprio dal DDT. Quindi, costringere i paesi poveri a tenersi malaria e sottosviluppo, è un atteggiamento chiaramente razzista. Ma è anche un atteggiamento profondamente immorale. Se i comportamenti si giudicano sul piano morale dalle loro conseguenze, poiché le conseguenze sono (finora) ben più di 50 milioni di morti e il sottosviluppo cronico, mantenere il bando del DDT costituirebbe anche un terribile crimine.
Ma perché per evitare un danno minimo (il DDT è l'insetticida di gran lunga meno pericoloso, ne va usato pochissimo e per un tempo limitato), si accetta il dramma della malaria con tutte le sue tragiche conseguenze? E perché l'opinione pubblica dei paesi occidentali non è mai stata adeguatamente informata?
La risposta è che il DDT si è fatto la fama di essere il più pericoloso veleno creato dall'uomo, e anche se questa fama non è giustificata, le principali organizzazioni ambientaliste hanno ugualmente deciso di sfruttarla fino in fondo per tenere alto l'allarme sui problemi dell'ambiente. E non c'è nulla che li faccia desistere: né le argomentazioni razionali, né la compassione umana.
E' veramente inaccettabile!
Un'ulteriore contraddizione è che così gli ambientalisti vengono a trovarsi affiancati all'industria chimica, anch'essa interessata a parlare male del DDT. Infatti il DDT non è più coperto da brevetti, ed è più conveniente produrre e vendere altri pesticidi più costosi, anche se sono ben più pericolosi e poco adatti a combattere la malaria.
Debellare la malaria quindi è possibile, ma se si vuole liberare l'Africa da questo flagello e consentire a tanti paesi di intraprendere il cammino dello sviluppo, la prima condizione è ristabilire la verità sul DDT.