ENERGIA NUCLEARE PULITA E SICURA
Il problema dell’energia è strategico sia per lo sviluppo che per la sostenibilità. I paesi emergenti hanno bisogno di energia per completare la loro crescita e anche quelli più sviluppati non ne possono fare a meno. Ma è decisivo il modo con cui viene prodotta, e le centrali nucleari sono la soluzione ideale, perché possono generare tutta l’energia di cui abbiamo bisogno a costi bassi, in totale sicurezza e in maniera quasi miracolosa, cioè senza bruciare combustibili fossili.
Perché allora sono state condannate fino al punto che diversi paesi europei e alcuni stati americani hanno chiuso quelle che avevano costruito? E’ uscito da poco un libro intitolato “L’AVVOCATO DELL’ATOMO – In difesa dell’energia nucleare”, autore Luca Romano laureato in fisica, scritto con un linguaggio semplice e ricchissimo di dati scientifici sull’energia nucleare e sull’energia in generale. Un libro che smentisce decenni di disinformazione e di fake news e che verrà citato spesso. Ma si può visitare anche la pagina Facebook con lo stesso titolo, molto conosciuta e seguita.
L’energia nucleare non deriva da reazioni chimiche (come la combustione) che modificano l’assetto degli elettroni che orbitano intorno al nucleo degli atomi, ma da reazioni che modificano il nucleo stesso, da cui il nome. Ad essere sfruttati sono i decadimenti radioattivi e le reazioni di fissione nucleare. Ogni atomo di un particolare elemento radioattivo ha una probabilità ben precisa di spaccarsi e di espellere una parte del nucleo emettendo energia. E dato che viene espulsa una parte del nucleo, l’elemento si trasmuta in un altro, più leggero. Quindi la quantità dell’elemento radioattivo di partenza diminuisce e il tempo che impiega a dimezzarsi si chiama “emivita”. Ogni elemento o isotopo radioattivo ha una propria emivita.
Un aspetto importante è che, più breve è l’emivita, più intensa è la radioattività. Viceversa se l’emivita è più lunga, significa che meno atomi si spaccano e che la radioattività è meno intensa.
I decadimenti radioattivi, così come le reazioni di fusione nucleare che avvengono nel cuore del Sole e delle stelle, trasformano della materia in energia secondo la famosa formula di Einstein e = mc2.
Questa formula dice che a livello elementare materia ed energia sono la stessa cosa (e = m) e che in particolari condizioni la materia può trasformarsi in energia o l’energia in materia. La seconda cosa importante è che il fattore di conversione della materia in energia è un numero enorme, la velocità della luce al quadrato (c2), e questo significa che minuscole quantità di materia si trasformano in enormi quantità di energia. Per esempio un solo chilogrammo di materia che si annichila durante l’esplosione di una bomba atomica produce una quantità di energia pari a quella generata dall’esplosione di 20 milioni di tonnellate di tritolo (20 megaton).
Alcuni elementi, detti fissili, quando decadono emettono dei neutroni che possono essere assorbiti da altri atomi che a loro volta si spaccano dando inizio alla reazione a catena. L’unico elemento fissile esistente in natura, cioè in grado di sostenere la reazione a catena, è l’uranio 235. Solo lo 0,7% dell’uranio è uranio 235. Il restante 99,3% è uranio 238, che non è fissile.
Per sostenere la reazione a catena la concentrazione dell’uranio fissile deve essere portata almeno al 3%. Invece per armare una bomba atomica l’uranio 235 deve essere concentrato almeno al 90%. Pertanto in una centrale nucleare un’esplosione atomica è impossibile. Il motivo è che ad una concentrazione più bassa la reazione a catena trova ben presto dei limiti naturali che la bloccano. In più nelle centrali nucleari ci sono le barre di controllo con le quali l’attività del reattore viene calibrata in maniera precisa. Eppure il solo fatto che siano presenti delle sostanze radioattive e che venga prodotta dell’energia nucleare spaventa l’opinione pubblica.
Ma non sono meglio le energie rinnovabili?
Ma perché ricorrere alla tecnologia delle bombe atomiche quando potremmo sfruttare il sole e il vento che sono gratuiti e a disposizione di tutti? Purtroppo, contrariamente a quello che molti pensano, le energie rinnovabili hanno costi altissimi sia diretti che indiretti, un grosso impatto ambientale e paesaggistico e, quello che più conta, non sono in grado di sostituire le normali centrali elettriche.
Prima di tutto la densità energetica del sole e del vento è bassa e in Italia l’energia che gli impianti eolici e fotovoltaici possono produrre è meno del 20% della loro potenza nominale. In pratica per sostituire una centrale elettrica da 1,6 GW servirebbe una superficie di 100 Km2 ricoperta di pannelli fotovoltaici o 160 Km2 di impianti eolici (perché le turbine devono essere distanziate per non rubarsi il vento. Vedi L’AVVOCATO DELL’ATOMO pag. 167).
Ma poi questa energia viene prodotta in maniera casuale e imprevedibile, oppure nei momenti sbagliati. Mentre l’energia elettrica deve essere prodotta quando c’è la domanda e in maniera sicura e prevedibile, altrimenti non serve a nulla.
Le possibili soluzioni sono due. O tenere pronte delle centrali convenzionali, di solito a gas, pronte ad accendersi quando cala il vento o il cielo si copre di nuvole, o accumulare l’energia prodotta quando ci sono le condizioni più favorevoli per usarla negli altri momenti.
Le centrali a gas che si accendono quando cala il vento, bruciano un combustibile fossile. Quindi il beneficio in termini di diminuzione delle emissioni di CO2 è relativo. Anche perché, per potersi accendere istantaneamente, non possono essere di grandi dimensioni e quindi non possono avere un‘alta efficienza. Tanto vale costruire delle centrali a turbogas che sono molto più efficienti, cioè che producono la stessa quantità di energia elettrica consumando molto meno combustibile. Se poi volessimo aumentare ancora di più l’efficienza, dovremmo imparare ad usarne l’acqua di raffreddamento per scaldare case e uffici in inverno risparmiando il metano che usiamo oggi, come fanno per esempio a Torino.
L’altra strada è immagazzinare l’energia eolica e fotovoltaica prodotta in eccesso quando le condizioni sono più favorevoli, per usarla quando ce n’è bisogno. Ma anche questa strada non è praticabile. Infatti non bisogna solo accumulare l’energia fotovoltaica prodotta di giorno per usarla di notte; bisognerebbe anche accumulare l’energia prodotta in estate per usarla in inverno. Stessa cosa per il vento: bisognerebbe accumulare l’energia eolica prodotta nelle stagioni più ventose dell’anno per usarla nei periodi in cui il vento viene a mancare. Però non ci sono sistemi di accumulo dell’energia elettrica, o sistemi di accumulo dell’energia meccanica da trasformare poi in energia elettrica, in grado di risolvere il problema (L’AVVOCATO DELL’ATOMO - capitolo “Combattere con i mulini a vento”).
In America l’impianto di Moss Landing ha una capacità di accumulo di 1,2 GWh ed è in grado di generare 300 MW di energia per 4 ore al costo di 300 milioni di dollari.
Se prendiamo il piano italiano per la decarbonizzazione, trasmesso alla Commissione europea nel 2020, vediamo che nel 2050 l’Italia avrà bisogno di 50 GW di batterie per avere appena 4 ore giornaliere di autonomia, supponendo di usare solo le rinnovabili e di avere ridotto i consumi del 40%. Solo per garantire l’accumulo di energia durante un mese di bonaccia servirebbero 8.000 impianti come quello di Moss Landing, con una spesa di 2.500 miliardi di Euro pari al 140% del PIL o tre volte l’ammontare della spesa pubblica nazionale (L’AVVOCATO DELL’ATOMO pag. 258 - 259).
Però la spesa reale sarebbe molto maggiore e andrebbe a sommarsi al costo degli impianti eolici e fotovoltaici. Bisogna anche tenere conto che la fabbricazione degli impianti eolici, di quelli fotovoltaici e delle batterie ha un grosso impatto sull’ambiente e che questi impianti devono essere sostituiti dopo 20 / 25 anni. A questo punto quelli vecchi devono essere portati in discarica e bisogna comprarne di nuovi. Ma anche il loro smaltimento è costoso, perché essi contengono molte sostanze tossiche difficili da riciclare o smaltire.
Ma poi perché dovremmo diminuire i consumi? Quello che bisogna fare è imparare ad usare le risorse naturali in maniera più efficiente, e lo stiamo già facendo, non tornare al Medioevo!
Quindi ci sarebbe il consumo del territorio, il costo ambientale della produzione degli impianti eolici, di quelli fotovoltaici e delle batterie, il loro costo economico, i costi economici e ambientali del loro rinnovo ogni 20 / 25 anni, il costo di smaltimento degli impianti dismessi, il costo delle centrali elettriche di back up e infine quello delle linee elettriche in grado di sostenere dei grossi sbalzi di tensione. E questo solo per l’energia elettrica. Ma poi servirebbe ancora molta altra energia per alimentare le automobili e per il riscaldamento invernale.
Eppure è proprio questa la politica energetica adottata da paesi come l’Italia e la Germania. E che sia una politica fallimentare lo dimostrano i fatti. Finora l’Italia, tra costi diretti e indiretti ma reali, ha speso circa 250 miliardi di Euro per eolico e fotovoltaico che però oggi, nel momento del bisogno, stanno dando un contributo risibile alla produzione di energia elettrica. Tanto che non riusciamo a fare a meno del gas russo, che dobbiamo comprare a prezzi altissimi impoverendo la nostra economia. Inoltre gli italiani, anche quando fanno la doccia o cuociono la pasta, sono costretti a finanziare la guerra contro l’Ucraina!!!
Stessa situazione per la Germania che sta chiudendo le sue 19 centrali nucleari, ha speso 600 miliardi di Euro per sostituirle con le rinnovabili, ma che dipende più che mai dal gas russo e sta addirittura tornando al carbone!
Le centrali nucleari sono sicure?
Quindi gli impianti eolici e fotovoltaici non possono sostituire né le normali centrali elettriche né i combustibili fossili e hanno anche un grosso impatto ambientale. Invece le centrali nucleari possono risolvere il problema in maniera quasi miracolosa, cioè senza bruciare combustibili fossili e con un impatto ambientale quasi nullo. Inoltre, contrariamente a quello che molti pensano, sono anche gli impianti industriali più sicuri che esistano. Eppure la gente, ingannata da decenni di disinformazione spesso finanziata dalle multinazionali del petrolio e del gas, è convinta che le centrali nucleari e la radioattività comportino rischi inaccettabili.
Ma qual’ è il rischio che corre chi lavora in una centrale nucleare o che vive nelle sue vicinanze? Il modo migliore per rispondere a questa domanda è esaminare come si sono comportate finora.
Le centrali nucleari hanno cominciato ad essere costruite dalla fine degli anni Cinquanta. Quelle in attività oggi sono 441 e 51 sono in costruzione. Gli incidenti principali sono stati tre. Il primo è avvenuto nella centrale di Three Mile Island, Stati Uniti, nel 1979. Un malfunzionamento delle pompe di raffreddamento ha provocato il surriscaldamento del nocciolo del reattore fino a provocarne la fusione. Ma la cupola di spesso cemento armato ha impedito la fuoriuscita di radioattività. Il territorio circostante non è stato contaminato e nessuno ha assorbito radiazioni.
Questo incidente suscitò molto allarme nell’opinione pubblica, ma fu anche l’occasione per rafforzare i sistemi di sicurezza e rendere ridondanti gli impianti di raffreddamento. Da allora tutte le centrali nucleari costruite in “occidente” hanno una spessa cupola di cemento armato e impianti multipli di raffreddamento. Ma nell’Unione sovietica le cose andavano diversamente.
La centrale nucleare di Cernobyl era stata progettata per produrre sia energia elettrica che plutonio per le bombe atomiche. Durante il funzionamento di una centrale nucleare l’uranio 235, quello fissile, emette dei neutroni e alcuni di essi trasformano una parte dell’uranio 238 in plutonio 239, che pure è fissile. Ma perché il plutonio sia abbastanza puro per armare una bomba, bisogna estrarlo dal reattore subito dopo che si è formato. Per questo la centrale di Cernobyl doveva essere fermata ogni due settimane per estrarre il plutonio. Per agevolare l’operazione il tetto era stato rimosso e il reattore operava a cielo aperto. Inoltre i dirigenti che gestivano la centrale non avevano sufficiente esperienza ed erano stati scelti per la loro obbedienza al partito.
L’incidente è avvenuto mentre veniva condotto un test “per la sicurezza”. Questo esperimento era già stato tentato in un’altra centrale, ma non era stato completato perché i sistemi di sicurezza avevano provocato lo spegnimento del reattore. Questa volta, per portare a termine l’esperimento, tutti i sistemi di sicurezza erano stati disattivati. (!) Poi i responsabili della centrale, senza rendersene conto, hanno preso una serie di decisioni che hanno reso instabile il reattore nucleare fino a perderne il controllo. Alla fine il 26 aprile 1986 c’è stata una grossa esplosione (non nucleare ma convenzionale) seguita da un furioso incendio (L’AVVOCATO DELL’ATOMO – capitolo “Darwinite atomica”, contiene una dettagliata ricostruzione della dinamica di questo disastro).
E’ evidente che quello che è successo a Cernobyl non può essere considerato rappresentativo della pericolosità delle centrali nucleari, nemmeno di quelle dell’epoca sovietica. Da allora in tutto il mondo i sistemi di sicurezza sono fatti in modo da non poter essere disattivati. Come si fa a spegnere una centrale nucleare? Bisogna far scendere le barre di controllo nel nocciolo del reattore. Se sono inserite parzialmente, dato che sono fatte di un materiale che assorbe i neutroni, ne rallentano l’attività e se sono inserite totalmente la bloccano.
Le vittime accertate furono 56, compresi i pompieri eroi che si sacrificarono per spegnere l’incendio. Ci sono stati anche 350.000 sfollati (tre quarti dei quali avrebbero potuto rimanere nelle loro case), che hanno sofferto di molti problemi di disadattamento. Però dalle indagini di tipo statistico svolte finora, non risulta che siano aumentate le malattie o i decessi attribuibili alla radioattività.
A Cernobyl sono andate disperse dal 30% al 70% delle sostanze radioattive contenute nel nocciolo: il disastro nucleare più grande che si possa immaginare. Ciononostante l’area resa inabitabile dalla ricaduta di polveri radioattive non è molto estesa, e se fosse necessario potrebbe essere bonificata.
Adesso il reattore è protetto da una rassicurante cupola di cemento armato, dotata anche delle gru che dovranno servire per il suo smantellamento. Ma non c’è fretta, perché più si aspetta, più diminuiscono gli elementi radioattivi e specialmente quelli con l’emivita più breve e che emanano più radioattività.
Però persino da Cernobyl arriva una notizia positiva. Gli scienziati che studiano la fauna selvatica delle aree più contaminate hanno fatto una scoperta importante. Hanno trovato che alcuni antiossidanti (principi nutritivi presenti nella frutta e nella verdura colorata) sono molto efficaci nel difenderci dai danni delle radiazioni. Per esempio in un esperimento dei topolini ai quali erano stati somministrati questi nutrienti godevano di buona salute, a differenza di quelli che non ne mangiavano. Adesso, in caso di necessità, sapremmo come proteggerci.
Bisogna però aggiungere che non è vero che qualsiasi livello di radioattività, per quanto basso, sia dannoso per la salute. Infatti la ricerca ha dimostrato che la radioattività naturale, anche quando è 50 volte più alta della media, non comporta alcun rischio per la salute. Evidentemente il nostro organismo si è ben adattato alla radioattività ambientale.
Il terzo incidente è avvenuto nel complesso di Fukushima Dai-ichi in Giappone l’11 marzo 2011. Queste quattro piccole centrali, costruite a partire dal 1967 e nel corso degli anni Settanta erano obsolete, non avevano una cupola di cemento e stavano per essere chiuse. Ciò nonostante avevano resistito ad uno dei terremoti più violenti mai registrati. La reazione nucleare si era spenta come previsto e le pompe di raffreddamento funzionavano. Poi però è arrivata un’onda di tsunami alta 13 metri che le ha messe fuori servizio.
Nel nocciolo ci sono sempre dei materiali radioattivi a breve o brevissimo periodo di dimezzamento che continuano ad emanare del calore, il 6% di quando è in attività, anche dopo che la centrale è stata spenta. Con l’impianto di raffreddamento spento la temperatura è salita fino al punto in cui le molecole dell’acqua hanno cominciato a scindersi nei loro costituenti, l’idrogeno e l’ossigeno. L’idrogeno è molto infiammabile e ben presto una scintilla lo ha fatto esplodere. Sono andati dispersi dei vapori radioattivi e dodici operai della centrale sono stati lievemente contaminati, senza conseguenze. Sono state sfollate per precauzione 170.000 persone, anche se la contaminazione del territorio circostante era bassissima e non giustificava questo provvedimento. Oggi sono tornate nelle loro case e anche qui nessuno è morto o si è ammalato a causa della radioattività.
Quello che è avvenuto a Fukushima è il risultato di una combinazione di circostanze che non si potranno più presentare insieme e quindi, paradossalmente, dimostra quanto in realtà le centrali nucleari siano sicure. Terremoti di questa violenza possono capitare solo in pochi posti al mondo, e lo stesso vale per gli tsunami. Inoltre ad essere coinvolte sono state delle centrali obsolete, che avevano un solo impianto di raffreddamento, erano prive di una struttura di contenimento e stavano per essere chiuse. Ciononostante la reazione nucleare non è sfuggita al controllo, la dispersione di vapori radioattivi è stata limitata e non ci sono state vittime.
Eppure il disastro di Fukushima ha scatenato una valanga di disinformazione, uno tsunami di notizie false e di balle colossali diffuse dai giornali di tutto il mondo. I nemici dell’energia nucleare ne hanno approfittato per dare il colpo di grazia alla fonte di energia più pulita, economica e sicura che abbiamo. L’AVVOCATO DELL’ATOMO – capitolo “Un’eccellenza italiana”, contiene una rassegna delle balle spaziali inventate per l’occasione che vale la pena di leggere. Il titolo si spiega con il fatto che, secondo alcuni siti giapponesi, sono stati proprio i media italiani a distinguersi su chi le sparava più grosse.
Molti giornali e televisioni hanno parlato di apocalisse nucleare o hanno mostrato un fungo atomico sopra il Giappone. Altri hanno parlato di 16.000 vittime della radioattività (che erano invece quelle del terremoto). Oppure: “Tokio sarà inabitabile per migliaia di anni” (infatti nel 2021 ci hanno fatto le olimpiadi), “i livelli di radiazione sono 7,5 milioni di volte superiori alla norma” – se fosse vero non potrebbero sopravvivere neanche le piante. Ecc. ecc.
L’ondata emotiva è stata forte prima di tutto in Giappone, che ha chiuso le sue centrali nucleari, anche se adesso alcune le ha già riaperte, altre le sta aggiornando e ne sta costruendo di nuove. Ma il danno maggiore l’hanno avuto l’Italia e alcuni altri paesi europei. Infatti questa campagna di disinformazione ha determinato l’esito del referendum italiano sul nucleare del 12 e 13 giugno 2011 e la decisione della Germania di smantellare le sue centrali nucleari. Centrali che questi due paesi hanno preteso di sostituire con le inaffidabili “energie alternative”.
Le scorie radioattive
Un’altra accusa che viene rivolta alle centrali nucleari è che esse produrrebbero delle scorie radioattive che dovrebbero essere attentamente sorvegliate per migliaia o milioni di anni. Innanzitutto si tratta quantità molto piccole. In un anno un grosso reattore nucleare produce una quantità di scorie, cioè di combustibili esausti nei quali la percentuale di materiale fissile è troppo bassa per sostenere la reazione a catena, uguale a un cubo di un metro e mezzo di lato. Inoltre queste scorie radioattive sono sotto forma di sferette vetrose e non di liquidi corrosivi che potrebbero contaminare il terreno o i corsi d’acqua. Per un confronto ogni anno vengono scaricate nell’ambiente migliaia di tonnellate di rifiuti tossici in forma liquida o gassosa contenenti cianuro, arsenico, mercurio, cadmio, cromo esavalente ecc. E sono rifiuti che, a differenza dei materiali radioattivi, non diminuiscono con il tempo (L’AVVOCATO DELL’ATOMO - “Gli incidenti di altra natura”).
Ma decenni di disinformazione hanno creato nell’opinione pubblica il terrore della radioattività, come se fosse un rischio qualitativamente diverso dagli altri. Certo, un alto livello di radioattività è pericoloso. Ma è pericoloso anche il metano che usiamo in cucina, perché miscelato con l’aria forma una miscela esplosiva. Anche la corrente elettrica ad alta tensione è pericolosa. Però con opportune misure di sicurezza o con impianti a norma questi e altri pericoli sono stati azzerati. Ma questo vale anche per la radioattività: se viene schermata, come avviene nelle centrali nucleari, il rischio viene azzerato.
In realtà non solo le centrali nucleari, salvo che a Cernobyl, non hanno mai ucciso nessuno ma, dato che ogni anno 5 milioni di persone muoiono a causa dell’inquinamento dovuto ai combustibili fossili, esse potrebbero far scomparire queste forme di inquinamento e tutte le morti che si portano dietro (L’AVVOCATO DELL’ATOMO – pag. 126). Stesso discorso per quanto riguarda i danni all’ambiente: a differenza dei combustibili fossili le centrali nucleari non hanno esternalità negative (inquinamento, CO2, deturpamento del paesaggio, componenti pericolose da smaltire) e quasi azzerano l’impatto ambientale della produzione di energia.
Infine le scorie radioattive possono essere riprocessate. Per lo più oggi si preferisce usare uranio vergine a causa del suo basso costo, e i combustibili esausti vengono conservati presso la centrale in attesa di questo trattamento. Con il riprocessamento si recuperano l’uranio e il plutonio per un altro ciclo di combustione e la quantità di scorie viene sostanzialmente diminuita. Ma i reattori veloci, detti anche auto fertilizzanti, possono fare ancora meglio. In queste centrali i neutroni sono meno rallentati e trasformando una quantità maggiore di uranio 238 in plutonio 239, che diventa a sua volta combustibile nucleare.
Oggi nella maggior parte delle centrali nucleari i neutroni vengono rallentati da acqua in pressione (perché possa rimanere allo stato liquido anche alla temperatura di centinaia di gradi). Come abbiamo visto sopra, questo favorisce il loro assorbimento da parte di altri atomi di uranio 235. Interponendo un altro materiale adatto o del vapore acqueo, i neutroni vengono rallentati di meno. Diminuiscono quelli assorbiti dall’uranio 235 (che per questo deve essere concentrato almeno al 15 / 20%), ma aumentano quelli che vengono assorbiti dall’uranio 238, che si trasforma a sua volta in un elemento fissile. In questo modo viene prodotto, a spese dell’uranio 238 che è molto più abbondante, più combustibile nucleare di quello che viene consumato.
I neutroni veloci trasformano anche gli elementi radioattivi più problematici in materiale fissile, che pure viene consumato all’interno del reattore. Il combustibile nucleare viene moltiplicato di 20 / 30 volte con l’ulteriore vantaggio che le scorie radioattive si riducono a pochi residui che hanno tempi di dimezzamento di solo qualche decennio.
Qualcuno ha calcolato che se dieci miliardi di persone con livelli di consumo europeo producessero tutta l’energia di cui hanno bisogno in questo modo, i rifiuti radioattivi (a breve periodo di dimezzamento) prodotti in un secolo occuperebbero il volume di una nave portacontainer! I reattori veloci più avanzati hanno una carica sufficiente per dieci anni e gli esperti ritengono che entro il 2040 la maggior parte delle centrali nucleari di media potenza sarà di questo tipo (L’AVVOCATO DELL’ATOMO – capitolo “Vecchio a chi?”).
Ma non è ancora tutto, perché le centrali nucleari stanno anche eliminando dei materiali molto pericolosi. Dopo che l’America e la Russia hanno smantellato quasi il 90% delle loro testate atomiche, l’uranio e il plutonio delle bombe, dopo essere stati diluiti al 3 / 5%, oggi alimentano delle centrali nucleari.
Le centrali nucleari hanno una settantina d’anni, la metà dei quali trascorsi durante la guerra fredda. Allora c’era il sospetto che lo scopo principale del nucleare civile fosse quello di alleggerire il costo degli arsenali atomici. In effetti le super tecnologiche centrifughe, che concentrano l’uranio 235 al 3/5% per gli usi civili e al 90% per gli usi militari, servono ad ambedue gli scopi. Inoltre le centrali nucleari dovevano produrre anche il plutonio per le bombe.
Però oggi la situazione è cambiata, perché da molto tempo nessuno costruisce più bombe atomiche e perché le tecnologie del nucleare civile e di quello militare sono sempre più divaricate. Così siamo tornati allo scopo originario della pila atomica costruita da Enrico Fermi nel 1939: produrre energia per l’umanità.
L’energia nucleare è conveniente?
Se non ci fosse stata la Seconda guerra mondiale, non ci sarebbero state nemmeno le bombe atomiche. Infatti questa tecnologia venne sviluppata nel corso del progetto Manhattan per anticipare un analogo progetto del regime nazista. Senza le bombe atomiche non ci sarebbe stata la paura dell’energia nucleare e l’atomo sarebbe presto diventato la principale fonte di energia. Avremmo bruciato meno combustibili fossili e oggi il tasso di anidride carbonica atmosferica sarebbe molto più basso. Però possiamo ancora rimediare, perché l’energia nucleare è conveniente anche dal punto di vista economico. Ed è anche rinnovabile, perché di combustibile nucleare ce n’è per milioni di anni.
Sarebbe sufficiente dire che la Francia, il paese più nuclearizzato d’Europa, ha anche il costo dell’energia più basso e produce un quinto dell’anidride carbonica della Germania. Mentre l’Italia, la Germania e la Danimarca, i paesi che hanno investito di più sulle “rinnovabili”, hanno i costi dell’energia più alti e sono tornati al gas naturale e al carbone. E questo nonostante che sia stato fatto di tutto per penalizzare l’energia nucleare e aiutare le energie alternative.
Nelle centrali convenzionali il costo dell’energia elettrica è per il 90% costo del combustibile mentre il resto è costo di impianto. In quelle nucleari la situazione è rovesciata: il 75 / 80% è costo d’impianto, il 5 / 10% è costo del combustibile e il resto sono i costi vivi di gestione e gli interessi, compresi quelli che la legge impone di accantonare per lo smantellamento. Costi questi ultimi che non vengono imposti agli impianti eolici e fotovoltaici, che dovranno dismettere una quantità 300 volte maggiore di materiali problematici.
Adesso la durata delle centrali nucleari è stata portata a 80 anni, e una volta ammortizzato il costo di impianto, per tutto il resto della vita esse produrranno energia quasi al solo costo del combustibile. Pertanto le centrali nucleari sono un ottimo investimento per dei fondi pensione che devono garantire un reddito a lunga scadenza.
Oggi suscitano molto interesse anche i reattori modulari, che cominceranno a essere messi in produzione verso il 2025. Sono di taglia più piccola, con potenze che vanno dai 5/ 6 MW a 400/450 MW. Il vantaggio è che potranno essere costruiti in fabbrica e poi montati sul posto, con un abbattimento dei costi e dei tempi di costruzione.
Le piccole dimensioni comportano anche altri vantaggi, tra cui la possibilità di costruire le centrali nucleari più vicino ai luoghi di consumo, cosa che renderà più facile usare il calore di scarto per il teleriscaldamento. Oppure è previsto che il calore di scarto venga usato per dissalare l’acqua del mare.
Nei progetti in fase di sviluppo sono rappresentate un po’ tutte le tecnologie dei rettori più grandi e gli analisti ritengono che nell’arco del prossimo decennio i reattori modulari possano rivoluzionare il mercato dell’energia (L’AVVOCATO DELL’ATOMO – capitolo “Vecchio a chi?”).
Ma la convenienza economica dell’energia nucleare non finisce qui, perché con l’energia nucleare potremmo sostituire quasi tutti i combustibili fossili e diminuire l’impoverimento che il nostro paese subisce per dover importare quasi tutta l’energia che consumiamo. Infatti le centrali nucleari alimenterebbero anche le auto elettriche, che consumano poco e che ricaricano le loro batterie per lo più di notte (vedi l’articolo: I VANTAGGI DELLA TRAZIONE ELETTRICA). Così non avremo più bisogno di importare il petrolio che serve per la benzina. E potremo anche usare l’acqua di raffreddamento per scaldare le case e gli uffici in inverno, risparmiando così altro combustibile. Cosa che non possono fare gli impianti eolici e fotovoltaici.
Oggi per sostenere le energie alternative le famiglie italiane pagano un sovrapprezzo sulle bollette elettriche di 10 miliardi di Euro all’anno. Con questi soldi potremmo finanziare un piano nucleare che in vent’anni ci renderebbe quasi del tutto autonomi dal punto di vista energetico (e questo senza tenere conto dei reattori modulari).
Ma non è meglio l’energia da fusione?
Però molti pensano che la soluzione verrà dalla fusione nucleare, che non ha bisogno di sostanze radioattive e che non produce scorie radioattive (forse).
Ma, anche nell’ipotesi più ottimistica, le centrali a fusione non saranno in grado di produrre più energia di quella che consumano prima della metà del secolo, e passerà ancora più tempo prima che ne producano in quantità significativa. Inoltre questa tecnologia è molto complessa e problematica. Infatti bisogna ricreare le condizioni fisiche davvero estreme presenti nel centro del Sole e delle stelle, che costringono quattro atomi di idrogeno a unirsi insieme per trasformarsi in un atomo di elio. Anche nelle reazioni di fusione c’è una piccola quantità di materia che si annichila e si trasforma in energia. Ma bisogna creare un plasma a 200 milioni di gradi e confinarlo con dei potenti campi magnetici. Il progetto più importante è ITER, per il quale sono già state investite somme ingenti.
Una volta in funzione esso dovrebbe produrre 500 MW di energia termica. Energia che poi dovrebbe essere convertita in energia elettrica con un rendimento di circa il 35%. Dall’energia elettrica prodotta bisogna però sottrarre quella spesa per innescare la fusione nucleare. Alla fine verrebbero prodotti circa 150 MW di energia elettrica. Pertanto per sostituire una centrale nucleare da 1600 MW ci vorrebbero dieci impianti come questo. Impianti molto più complessi, problematici e costosi di una centrale nucleare.
In pratica, chissà quando, forse si riuscirà a produrre dell’energia utilizzabile, ma ad un costo decine di volte superiore. Inoltre, anche se in partenza non ci sono sostanze radioattive, il plasma emana una grande quantità di radiazioni che distruggono i materiali dell’impianto riducendone la vita utile a non più di 20 / 25 anni. Materiali che per di più vengono resi radioattivi e che poi dovranno essere sistemati da qualche parte!
Adesso nessuno se ne preoccupa perché le centrali a fusione sono ancora di là da venire, ma da ogni punto di vista le attuali centrali nucleari sono migliori. Sono molto più economiche e sicure, e collaudate da 70 anni di esperienza.
L’esempio della Francia. E della Cina
Il paese che ha puntato di più sul nucleare è la Francia. Con le sue sessanta centrali nucleari la Francia ha già l’energia necessaria per alimentare le auto elettriche e per il riscaldamento invernale. La Francia ha fatto le scelte giuste, ed è già pronta per un futuro con pochi combustibili fossili, poche importazioni di energia e tante auto elettriche.
Ma non c’è solo la Francia. L’AVVOCATO DELL’ATOMO - capitolo “Around the world … “ presenta una panoramica sull’energia nucleare nel mondo. Alcuni paesi europei (l’Italia, la Germania, l’Austria, il Belgio, la Danimarca, l’Irlanda e il Portogallo) e qualche stato americano sono contrari. Gli altri stati europei e il resto del mondo sono invece favorevoli. Dappertutto ci sono centrali nucleari in costruzione, o che sono state ordinate o che sono in progetto: in Nord e Sud America, nei paesi asiatici e in quelli africani. Inoltre c’è un grande interesse per i reattori modulari e molti paesi stanno aspettando che vengano messi in produzione prima di fare le loro ordinazioni. E poi c’è la Russia, che è all’avanguardia nelle tecnologie nucleari e che è diventata il principale fornitore di centrali nucleari ai paesi emergenti. E’ questa la strada per fare gli interessi di un paese: sviluppare settori validi dell’economia, non le guerre di conquista!
Ma il paese che sta puntando di più sull’energia nucleare è la Cina. La Cina è interessata a tutte le tecnologie e sta costruendo 6/ 8 centrali nucleari all’anno per sostituire quelle a carbone. La Cina è già per alcuni aspetti un paese molto virtuoso sul piano ambientale. E’ il paese che ha puntato di più sul trasporto pubblico con le metropolitane e i treni proiettile. Inoltre produce il 70% del pesce d’allevamento del mondo e senza usare mangimi, ma sfruttando delle sinergie. Infine è all’avanguardia nell’attività di rimboschimento e nella lotta contro il deserto.
Adesso il paese più grande del mondo produce l’energia di cui ha bisogno con centrali a carbone obsolete e a bassissima efficienza, che devono quindi bruciare molto più carbone e che sono anche molto inquinanti. Ma le sta velocemente sostituendo con delle centrali nucleari, con le quali alimenterà anche le auto elettriche e produrrà l’energia per il riscaldamento invernale. Dopo avere liberato dalla povertà un miliardo e mezzo di persone, e non è un merito da poco, la Cina è destinata a diventare il paese più virtuoso del mondo anche dal punto di vista ambientale.
Anche l’India ha molte centrali a carbone obsolete e inquinanti, ed è altrettanto interessata a sostituirle con degli impianti nucleari. E’ questa la strada per abbattere l’inquinamento e le emissioni di gas serra, non quella delle pale eoliche!
Tutto il mondo sta puntando sull’energia nucleare, tranne l’Italia e la Germania. L’Italia e la Germania sono come l’omino della barzelletta che ha imboccato l’autostrada contromano e che pensa che siano gli altri ad andare contromano: no, siamo noi che stiamo andando contromano!
Come siamo diventati dipendenti dai combustibili fossili
Negli anni Sessanta l’Italia ha rinunciato al nucleare e ha scelto di dipendere dalle importazioni di combustibili fossili. Nel libro “SCOPERTA – COME LA RICERCA SCIENTIFICA PUO’ AIUTARE A CAMBIARE L’ITALIA” del ricercatore del CNR Roberto Defez, a pagina 167 si legge:
“Non è difficile immaginare come tali forze (quelle che hanno contribuito all’attuale situazione di marginalità in cui versa la ricerca scientifica in Italia) cerchino di impedire che la ricerca abbia spazi maggiori a proprio discapito. Del resto già in passato si sono verificate simili reazioni all’intrusione della scienza ed è per questo che serve rammentarsi di Felice Ippolito, geologo, padre dell’impegno italiano nell’ottenere energia da centrali nucleari attraverso il Comitato Nazionale Energia Nucleare (CNEN).
Ippolito venne messo all’indice da articoli di stampa pubblicati dall’onorevole Saragat nel 1963. L’indagine venne svolta dall’avvocato Giovanni Leone e Ippolito fu arrestato il 3 marzo 1964. Saragat e Leone sarebbero diventati poi presidenti della Repubblica, uno dopo l’altro. Le imputazioni contro Ippolito riguardavano lo scorretto uso di un’automobile di servizio, l’aver distribuito valigette a dei congressisti e altri abusi amministrativi. La condanna fu a undici anni di reclusione: un chiaro segnale che l’energia elettrica doveva provenire dal petrolio. E un petrolio su cui l’Italia non doveva avere un ruolo autonomo come pretendeva di fare il partigiano e imprenditore Enrico Mattei, precipitato con il suo aereo il 27 ottobre 1962. Saragat graziò Ippolito, ma l’impresa del suo CNEN si spense…”
Ma forse Enrico Mattei non è stato l’unico ad essere ucciso per il suo tentativo di rendere l’Italia autonoma dal punto di vista energetico. Il giornalista Mauro de Mauro e il generale Carlo Alberto dalla Chiesa quando vennero uccisi stavano indagando sulla morte di Mattei (L’AVVOCATO DELL’ATOMO nota n. 2 - pag. 391).
La rinuncia al nucleare ha comportato costi aggiuntivi astronomici per l’importazione di energia rispetto ad altri paesi.
Nel 2008, quando la crisi energetica moltiplicò i prezzi dell’energia di 3 / 4 volte, erano molti anni che avevamo chiuso gli impianti per l’estrazione del gas e dovevamo importare l’85% dell’energia: un fiume di denaro che se ne andava all’estero e che impoveriva tutto il sistema paese. Poi negli anni successivi l’estrazione del gas era ripresa. Ma qualche anno fa gli impianti di estrazione sono stati di nuovo smantellati e le importazioni di energia sono tornate a superare l’80%. Qui l’ambiente non c’entra nulla: è stato solo un pretesto per fare il massimo danno all’economia! In più gli italiani, anche quando fanno la doccia o cuociono la pasta, adesso sono costretti a finanziare la guerra contro l’Ucraina!!!
Con la scelta di dipendere dalle importazioni di combustibili fossili e poi con la pretesa di sostituirli con eolico e fotovoltaico, l’Italia si è impoverita al punto da trasformarsi in un paese di serie B. La gente ha sempre meno soldi da spendere, i negozi e le aziende chiudono e aumenta la disoccupazione. Sono aumentati anche il debito pubblico e le tasse e ci sono sempre meno risorse per la ricerca, per l’innovazione tecnologica e per i grandi progetti. Inoltre, al di là del danno economico, non è saggio dipendere dalle importazioni di una risorsa così strategica come l’energia. Significa rinunciare a un pezzo della propria indipendenza.
Berlusconi aveva proposta un piano per la costruzione di alcune centrali nucleari, ma poco prima del referendum del 2011 c’è stato il disastro di Fukushima. Nonostante uno dei terremoti più violenti mai registrati seguiti da un grosso tsunami, non è morto nessuno e la contaminazione del territorio è stata limitata. Però le forze contrarie al nucleare hanno scatenato una campagna di disinformazione di dimensioni colossali. E in Italia questa campagna è stata ancora più intensa perché tutte le forze politiche contrarie a Berlusconi si sono impegnate per fargli perdere il referendum. Però noi oggi basiamo la nostra politica energetica su queste falsità!
Di fronte alla possibilità di produrre l’energia di cui abbiamo bisogno senza bruciare combustibili fossili, l’atteggiamento giusto dovrebbe essere quello di verificare se possiamo farlo in sicurezza. E l’energia nucleare non solo è sicura, ma eliminerebbe anche molte forme di inquinamento e di pericoli per la salute umana.
Invece le centrali nucleari vengono osteggiate per partito preso, perché lo scopo è combattere la cattiva società capitalista, non risolverne i problemi. Però la società moderna non è la causa di ogni male come qualcuno pensa, ma l’unico modello sostenibile sia sul piano sociale che ambientale. Sul piano sociale perché essa è l’unica in grado di sconfiggere la miseria assoluta di tutte le altre epoche e anche di diminuire le disparità sociali infinite dei secoli passati. Per esempio è alla società moderna che dobbiamo l’abolizione della schiavitù, la (quasi) scomparsa del razzismo e la conquista della parità di genere. Inoltre, dopo la fase di crescita che porta dalla povertà al benessere, la società moderna è anche l’unica sostenibile sul piano ambientale (vedi l’articolo POLITICA E AMBIENTE).
A prescindere dagli schieramenti politici, tutte le forze responsabili che vogliono il bene di questo paese e non la sua rovina, dovrebbero contribuire ad informare l’opinione pubblica sul tema strategico dell’energia. E’ anche una questione di democrazia, perché chiunque, se fosse ben informato, sarebbe a favore dell'energia nucleare. La disinformazione finora è stata tale che ci sarebbe da augurarsi che un libro come L’AVVOCATO DELL’ATOMO arrivi in ogni casa o in ogni famiglia.
Il fallimento della politica energetica adottata in questi anni dall’Italia e dalla Germania dimostra che per sostituire i combustibili fossili è necessaria l’energia nucleare. Che è economica, pulita, sicura e collaudatissima.