DESTRA E SINISTRA?

Al centro del tema ambiente e sviluppo c’è il nostro giudizio sulla società moderna, che non è la causa delle ingiustizie sociali come pretende il marxismo, ma il rimedio.
Marx non ha capito la crescita economica moderna e non ha tenuto conto del lavoro di economisti come Adam Smith e David Ricardo, i quali hanno dimostrato i vantaggi della specializzazione produttiva, e quindi dell’industrializzazione, e del commercio.
Marx afferma, senza però dimostrare nulla, che c’è una contrapposizione di interessi tra i “capitalisti” che li sfruttano e i lavoratori che vengono sfruttati, e accusa la società moderna - capitalista di essere la causa delle ingiustizie sociali.
In realtà i capitalisti, che sarebbe meglio chiamare imprenditori, svolgono un ruolo fondamentale per l’economia e per la creazione di posti di lavoro, perché sono pochi quelli che riescono ad inventarsi dei beni e dei servizi e ad organizzarne la produzione e la vendita in un mercato competitivo (cosa che non riesce a fare uno stato sovietico). E non è nemmeno vero che c’è un radicale contrasto di interessi tra imprenditori e lavoratori come in natura tra predatori e prede, perché ci deve sempre essere equilibrio tra la produttività e quello che l’imprenditore spende per il lavoro e gli altri strumenti della produzione. Questo significa che ambedue le parti hanno interesse a collaborare per aumentare la produttività, che è anche l’unica condizione per aumentare le retribuzioni reali dei lavoratori dipendenti.
Eppure il marxismo ha avuto una grande fortuna perché molti hanno trovato qualcuno con cui prendersela. E quelli che ancora oggi si ispirano a questa ideologia pensano che sia loro dovere combattere la società capitalista, e oggi lo fanno prima di tutto con dei pretesti ambientali. E dato che in nome dell’ambiente si riesce a far passare qualsiasi cosa per quanto assurda possa essere, hanno gioco facile.
A destra invece ci sono quelli che non condividono l’ideologia marxista, che siano a favore o contro la società moderna.
Per combattere la società capitalista i governi di sinistra degli ultimi anni hanno trasformato l’Italia in una terra di conquista. Per fare il massimo danno all’economia hanno chiuso a più riprese gli impianti di estrazione del gas sul suolo nazionale, in modo da aumentare il più possibile le nostre importazione di energia e l’impoverimento del sistema paese. Questo mentre le nostre aziende si affannano a dire che i loro prodotti sono italiani o fatti con ingredienti italiani. E ci hanno persino costretti a finanziare la guerra contro l’Ucraina!
Poi ci hanno fatto spendere altri 300 miliardi (di qualche tempo fa) per le inutili energie alternative, che stanno dando un contributo risibile alla produzione elettrica nazionale. Infine hanno sovietizzato l’economia con provvedimenti che intralciano il corretto funzionamento del mercato e che causano molti altri danni. E questi danni sono stati tali da farci diventare un paese di serie B: una crisi economica devastante che dura dal 2008, con milioni di famiglie in difficoltà e un preoccupante crollo della natalità.
Hanno anche trasformato il benessere raggiunto in una colpa, in un’ingiustizia verso chi è rimasto indietro. E con questa filosofia buonista hanno spalancato le porte all’immigrazione irregolare. Molti immigrati recenti si sono per fortuna integrati, ma altrettanti non hanno nulla di cui vivere, fanno la fame o vivono di espedienti e attività illegali. Abbiamo anche importato tutte le organizzazioni criminali del mondo. Nello stesso tempo le ONG anticapitaliste hanno bloccato i finanziamenti alle infrastrutture di cui i paesi più poveri hanno un disperato bisogno per uscire dalla povertà. E tutto questo sempre in nome della giustizia sociale o dell’ambiente!
In realtà la società moderna è l’unica sostenibile sul piano sociale mai comparsa nella Storia. Negli ultimi due secoli ha triplicato la lunghezza media della vita, cosa che implica un enorme miglioramento della sua qualità. Un miglioramento che però non è solo economico, perché la società moderna ha anche molto diminuito le disuguaglianze sociali. Per esempio ha abolito la schiavitù e ha fatto quasi scomparire il razzismo e le disparità di genere.
La società moderna ci ha anche regalato un enorme aumento della conoscenza che abbiamo del mondo: della natura, di noi stessi e dell’universo. Anche per questo è quasi impossibile ricostruire le condizioni di vita anche solo di pochi secoli fa (vedi per esempio l’ampia pagina “La scienza prima di Galilei e Newton”).
Ma la società in cui viviamo, contrariamente a quello che molti pensano, è anche l’unica sostenibile sul piano ambientale (e lo sarebbe ancora di più se le soluzioni migliori che abbiamo non fossero state ostacolate o impedite per non fare regali alla società capitalista).
Nella fase di crescita che porta dalla povertà al benessere la produzione dei beni materiali aumenta di alcune decine di volte e di conseguenza aumenta anche l’impatto ambientale. Per questo molti, anche senza essere marxisti, sono convinti che la società moderna non sia sostenibile.
Ma i danni all’ambiente sono anch’essi un’eredità del passato, cioè di società in crescita demografica esponenziale, che producevano i loro beni in maniera inefficiente e che dovevano dare la precedenza alla soddisfazione dei bisogni primari. In realtà sono solo le società sviluppate a essere sostenibili. E c’è anche la prova del nove.
La transizione demografica, prima di raggiungere l’equilibrio tra natalità e mortalità, fa aumentare la popolazione di 7 / 8 volte. Inoltre in questa fase aumenta anche la quantità del cibo consumato procapite. Ma l’agricoltura moderna fa crescere la produzione molto di più, con il risultato di diminuire la pressione sull’ambiente. La prova è che nei paesi più sviluppati la superficie dei boschi è raddoppiata e sono stati restituiti alla natura anche molti terreni aperti, che oggi sostengono un’abbondante fauna selvatica. E’ invece molto aumentata la pressione della pesca sugli ecosistemi marini. Ma anche per questo problema la società moderna è l’unica che può trovare delle soluzioni.
Dopo la produzione del cibo, l’altro grande problema ambientale riguarda la produzione dell’energia. Ma anche per questo la soluzione c’è l’abbiamo già, ed è la migliore che possiamo desiderare: l’energia nucleare, infatti, nonostante quello che molti pensano, è economica, del tutto sicura e a impatto zero.
Infine sono solo le società che hanno già soddisfatto i bisogni primari quelle che si preoccupano dell’ambiente, tanto che esse hanno già riparato molti dei danni inferti alla natura nella precedente fase di crescita. Per esempio molte specie che erano arrivate vicino all’estinzione oggi non sono più in pericolo. Eppure è proprio questa sensibilità per l’ambiente che oggi viene strumentalizzata per mettere sotto accusa la società in cui viviamo.
Così pure si sente dire che la natura è sempre buona mentre la società umana è cattiva, perché è quella che ha inventato la guerra. In realtà la natura è crudele e spietata quanto lo sono le guerre. Ma la società moderna, non più in crescita demografica e con un’economia che per funzionare ha bisogno di libertà, pace e sicurezza, è l’unica che ha abolito la guerra.
Purtroppo di guerre ce ne sono ancora, ma a volerle sono proprio i paesi più lontani dalla società moderna o che addirittura la combattono. Come il fascismo che inveiva contro le “plutocrazie” (o regimi del denaro); in realtà democrazie che avevano raggiunto il loro più alto tenore di vita con una pacifica crescita economica. Oppure come la Russia di Putin che si sente in guerra contro “il nuovo ordine mondiale”.
Ma di quale ordine stiamo parlando? Sono i dati dell’ONU a dirci che nell’ultimo mezzo secolo tutti gli indicatori globali dello sviluppo hanno conosciuto uno straordinario miglioramento, e questo è avvenuto perché quasi tutto il mondo ha abbracciato la società moderna e sta uscendo velocemente dalla povertà. Se è questo il nuovo ordine mondiale, ben venga!
Ad ogni modo la crescita della produzione dei beni materiali, necessaria per sconfiggere la povertà, non è eterna: da noi è finita 50 / 60 anni fa. Da allora, a seconda dei settori, la produzione dei beni materiali si è stabilizzata, è diminuita o è crollata per essere sostituita in misura crescente dai servizi, che non sono altro che beni immateriali. Tanto che oggi le economie dei paesi più sviluppati sono costituite per tre quarti da servizi.
I servizi spingono l’economia con meno forza perché soddisfano dei bisogni meno fondamentali (è per questo che è finito il boom economico degli anni ’50 e ’60). In compenso essi soddisfano dei bisogni più sofisticati, tra cui quello di tutelare l’ambiente, che fanno fare alla società un altro salto di qualità.
Infine le economie moderne producono i beni di cui abbiamo bisogno in maniera sempre più efficiente, cioè consumando sempre meno risorse naturali. E quello che conta dal punto di vista ambientale non sono tanto i beni che produciamo e consumiamo, ma la quantità delle risorse naturali che abbiamo usato per produrli. E se aumenta l’efficienza, diminuisce in proporzione il consumo di queste ultime.
Ma allora per quale ragione dovremmo combattere, con dei pretesti ambientali e buonisti, una società prospera libera e pacifica, non più in crescita demografica, che produce i beni che consuma in maniera sempre più efficiente e che è anche l’unica che si preoccupa dell’ambiente?
A loro volta i paesi emergenti stanno crescendo a ritmi che sono anche superiori a quelli del boom economico italiano, anche le loro economie si stanno orientando sempre di più sui servizi e per molti aspetti il loro impatto ambientale sta già diminuendo. Stanno anche raggiungendo la stabilità demografica, perché è dalla metà degli anni ’90 che, in media mondiale, il numero di nuovi nati si è stabilizzato.
Infine la società moderna ha già tutte le soluzioni che possiamo desiderare per i principali problemi di oggi, che sono quelli della produzione del cibo e dell’energia, sia nei paesi più sviluppati che negli emergenti. Soluzioni che dovrebbero essere conosciute e spinte in avanti, ma che non interessano agli ambientalisti ideologizzati.
In sostanza c’è una sinistra anticapitalista che da anni sta combattendo, per motivi ideologici, una guerra assurda contro la società moderna, che invece è l’unica sostenibile sia dal punto di vista sociale che ambientale. Ma anche a destra la società nata dalla rivoluzione industriale ha molti nemici.
Gran parte della destra è liberale, cioè condivide i valori della società moderna (rivoluzione scientifica e tecnologica, economia di mercato e libertà). Ma molti non la accettano del tutto perché fanno fatica ad adattarsi ai cambiamenti. E poi c’è una destra legata al vecchio ordine sociale o che coltiva valori, o piuttosto disvalori, delle società del passato, povere arretrate e profondamente ingiuste.
Infine la destra, liberale o no, non ha una propria elaborazione dei temi ambientali, e pertanto ha adottato l’unica esistente, che è quella prodotta dalla sinistra. Così queste idee sbagliate, studiate apposta per fare il massimo danno all’economia, hanno potuto diffondersi incontrastate. Per esempio l‘opinione pubblica è stata indotta a credere che le pale eoliche possano davvero sostituire le centrali elettriche. E adesso la politica autolesionista delle “energie alternative” sembra che sia stata fatta propria anche da un governo di destra!
Per questo è così importante l’analisi del tema ambiente e sviluppo presentata in questo sito. Per il centrodestra, perché dovrebbe basare la sua politica solo sui dati della realtà, e per la sinistra che dovrebbe rendersi conto che sta combattendo una guerra sbagliata contro la società stessa in cui viviamo.
La tradizionale distinzione tra destra e sinistra è quindi un criterio di giudizio ingannevole. L’unico criterio valido è stabilire se siamo pro o contro la società moderna.
La società moderna è l’invenzione più importante degli ultimi 8 / 10 mila anni, cioè da quando esiste la civiltà. Oppure degli ultimi 300 mila, cioè da quando l’esiste la specie Homo sapiens, perché è l’unica sostenibile sia sul piano sociale che ambientale mai comparsa nella storia umana.


Vedi la prima e la seconda parte dell’articolo “LO SVILUPPO COME SOLUZIONE DEI PROBLEMI DELLA POVERTA' E DELL'AMBIENTE. Argomento che è stato riassunto nell’articolo “POLITICA E AMBIENTE.






ECCO ALCUNI ESEMPI DI SOLUZIONI “ALTERNATIVE” AI PROBLEMI AMBIENTALI, STUDIATE PER FARE IL MASSIMO DANNO ALL’ECONOMIA CAPITALISTA
(leggi anche l’articolo: I molti danni di un finto ambientalismo).


Energie alternative.
Eolico, fotovoltaico ci sono già costati almeno 300 miliardi di Euro (in realtà molto di più considerando l’inflazione), ma stanno dando un contributo risibile alla produzione di energia elettrica. Inoltre questi impianti producono la loro energia in maniera discontinua e imprevedibile oppure nei momenti sbagliati, dovranno essere sostituiti dopo 20 o 25 anni e sono quasi impossibili da smaltire correttamente. Infine, dato che hanno una bassa densità energetica, deturpano inutilmente il paesaggio di intere regioni, uccidono migliaia di uccelli e miliardi di insetti. Stesso discorso per i biocarburanti, un’altra assurdità: il loro contenuto energetico è più o meno uguale all’energia che è stata spesa per produrli! E’ proprio con questa politica energetica “alternativa” che siamo diventati un paese di serie B.


Auto a idrogeno.
Un’altra follia assoluta, prima di tutto perché non ci sono sulla Terra giacimenti di idrogeno, poi perché questo gas è il meno adatto per trasportare e immagazzinare energia e immagazzinarla a bordo di un’auto. Infine sono necessarie diverse trasformazioni chimiche, e ogni volta con grandissime perdite energetiche. Questa icona di un certo ambientalismo è ancora più assurda perché oggi le auto elettriche ci sono davvero e nel giro di una decina d’anni faranno crollare le importazioni di energia e di petrolio, cosa importante per un paese che si è impoverito a causa della sua dipendenza energetica. L’auto a idrogeno è solo un altro modo per costringerci a pagare il più possibile per le automobili e l’energia.


Fusione nucleare.
Nonostante quello che molti pensano, questa è un’altra assurdità. E’ vero che in partenza non ci sono sostanze radioattive, ma il plasma a 200 milioni di gradi è difficilissimo da ottenere e da controllare, e comunque con costi e problemi tecnici enormi. Inoltre questo particolare stato della materia nel quale gli atomi sono privati dei loro elettroni, emana una grande quantità di radiazione letale che distrugge i materiali con cui sono fatti gli impianti, che per questo non potranno durare più di 20 / 25 anni. La centrali nucleari, al confronto, sono dei semplici giocattoli.


Tetti fotovoltaici.
Oggi l’Europa sta cercando di costringere le famiglie italiane a ricoprire i tetti delle case con pannelli fotovoltaici, e il nostro Governo cerca di impedirlo. In realtà, se lo scopo è quello di diminuire le nostre emissioni di gas serra, c’è una soluzione molto più efficace e sostenibile: un piano nazionale per il teleriscaldamento. Sfruttando una risorsa già esistente potremmo diminuire molto di più i nostri consumi di energia e senza dover costringere le famiglie, già provate da anni di crisi economica, ad affrontare anche questa grossa spesa. Per questo sarebbe opportuno un libro bianco per far conoscere all’opinione pubblica i dati sulla copertura nuvolosa, che nel Nord è di circa il 70%, e anche i costi e il valore di mercato dell’energia elettrica prodotta dagli impianti fotovoltaici oggi presenti in ogni provincia della pianura padano - veneta. La democrazia si fonda sulla competenza politica dei suoi cittadini. Far conoscere all’opinione pubblica i dati reali, spesso inaccessibili, sulle varie fonti di energia, significherebbe anche rafforzare la democrazia.






ECCO INVECE ALCUNI ESEMPI DI TECNOLOGIE UTILISSIME CHE SONO STATE COMBATTUTE, OSTACOLATE O IMPEDITE.


Centrali nucleari.
Le centrali nucleari sono la fonte di energia ideale, perché potrebbero produrre tutta l’energia di cui abbiamo bisogno in maniera quasi miracolosa, cioè senza bruciare combustibili fossili. E anche in maniera economica e sempre più economica con la tecnologia dei reattori modulari. Inoltre, dato che hanno un’alta densità energetica, non deturpano migliaia di chilometri quadrati di territorio. Quella nucleare è anche una fonte di energia rinnovabile, perché l’uranio lo si potrebbe ricavare anche dal mare, dove ce n’è per decine di milioni di anni. Infine essa è anche la fonte di energia più sicura che si possa immaginare. Però l’energia nucleare è stata oggetto di enormi campagne di disinformazione, purtroppo mai contrastate. Per esempio nessuno ha mai spiegato all’opinione pubblica che a Cernobyl, l’unico caso in cui un reattore nucleare è andato fuori controllo, erano stati disattivati tutti i sistemi di sicurezza … Adesso si parla molto del riscaldamento globale, ma se le centrali nucleari fossero state sostenute invece che ostacolate o impedite, oggi il livello dell’anidride carbonica sarebbe molto più basso. Sono ben pochi i paesi che hanno rifiutato questa fonte di energia, e purtroppo noi siamo uno di questi. Vedi l’articolo: “ENERGIA NUCLEARE PULITA E SICURA”.


Centrali a turbogas.
Le centrali a ciclo combinato a gas sono comparse verso la metà degli anni ’90. Raddoppiavano l’efficienza delle centrali elettriche che sostituivano, per di più usando il gas naturale, che è molto più pulito del carbone e del petrolio e che all’epoca veniva quasi tutto sprecato. Però, dovunque fosse stata progettata la costruzione di uno di questi impianti, lì sono arrivati degli “ambientalisti” che con i più vari pretesti hanno cercato di impaurire l’opinione pubblica perché si opponesse. La maggior parte di queste centrali vennero comunque costruite tanto erano convenienti. Ma non furono poche quelle che vennero bloccate.


Auto elettriche e teleriscaldamento.
Le auto elettriche sono molto convenienti per un Paese come il nostro, perché faranno crollare i nostri consumi di carburante e di petrolio, quasi tutto d’importazione (vedi l’articolo: I VANTAGGI DELLA TRAZIONE ELETTRICA). Però l’industria dell’auto dovrà affrontare la difficile transizione dalle auto con motore a combustione interna ai veicoli elettrici. E’ un percorso difficile ma che non si può evitare, perché ci sono già delle Case automobilistiche che hanno messo sul mercato dei modelli validi. Se rimanessimo indietro, rischieremmo di diventare anche in questo settore una terra di conquista. I nostri consumi di petrolio crolleranno, ma avremo bisogno di aumentare di un po’ i consumi di metano per produrre l’energia elettrica con cui alimentare le batterie. Metano che però potremmo sostituire con un piano nazionale per scaldare case e uffici in inverno usando il calore di scarto delle centrali elettriche. E sarebbe la FIAT a costruire gli impianti per il teleriscaldamento visto che ne ha già costruito uno a Torino, e questo la aiuterebbe ad affrontare la transizione verso le auto elettriche.


Rigassificatori.
Per installare alcuni rigassificatori e sostituire il gas russo c’è voluto pochissimo tempo, ma avremmo dovuto farlo molto prima. Grazie a questi impianti oggi possiamo andare a comprare il gas dove non arrivano i metanodotti, a condizioni molto migliori e senza dipendere da un fornitore specifico. Inoltre si tratta di gas che viene già estratto dal sottosuolo insieme con il petrolio e poi bruciato inutilmente appena arriva in superficie. Usando questo gas, quindi, otterremo anche di diminuire le emissioni di anidride carbonica. Eppure negli scorsi anni è stata combattuta una vera e propria guerra contro questi impianti, che è il motivo per cui non vennero costruiti. Oggi in poco tempo questo problema l’abbiamo risolto, ma c’è voluto un cambio di governo e la guerra contro l’Ucraina!


Ponte sullo Stretto.
Qualsiasi altro paese lo avrebbe già costruito, e anche noi avremmo potuto averlo già da 10 anni. Il Ponte risolverebbe il più grande ingorgo di traffico del Sud Italia e renderebbe la Sicilia, che è piena di meraviglie turistiche, più facilmente raggiungibile. Inoltre sarebbe di per sé un richiamo per il turismo e, grazie al fattore immagine, rilancerebbe tutta l’economia del Meridione. Però il progetto venne bloccato con il pretesto che sarebbe costato troppo (mentre si pagherebbe da solo con i pedaggi) e per il suo impatto sul paesaggio. Poi però chi ha bloccato il Ponte ci ha costretto a spendere qualcosa come 300 miliardi per costruire degli inutili impianti eolici e fotovoltaici che deturpano il paesaggio di intere regioni!


Ingegneria genetica.
Le piante geneticamente modificate farebbero crollare il consumo di pesticidi, diminuirebbero i costi per gli agricoltori e potrebbero anche aumentare le rese agricole. Inoltre, nonostante che l’opinione pubblica sia stata convinta del contrario, le piante gm in oltre 30 anni non hanno mai causato danni alla salute delle persone o all’ambiente. Oggi la tecnica di manipolazione genetica è molto precisa, e permette di cancellare, sostituire o inserire le singole lettere del codice genetico. E’ grazie a queste tecniche così potenti che abbiamo sviluppato in pochi mesi dei vaccini contro il COVID. Eppure l’Italia è il paese anti OGM più fondamentalista del mondo. In questo campo abbiamo persino proibito la ricerca scientifica! (vedi l’articolo PIANTE GENETICAMENTE MODIFICATE).






NUOVI PROBLEMI DELL’AMBIENTE E DELLO SVILUPPO IN CERCA DI SOLUZIONE


Infrastrutture per lo sviluppo.
Il problema dell’immigrazione irregolare non dovrebbe più essere eluso. Però bisognerebbe anche ottenere la collaborazione dei paesi dell’Africa da cui partono gli immigrati offrendo loro quello che desiderano di più: un po’ del nostro sviluppo! Purtroppo l’ideologia anti sviluppo è stata fatta propria anche dalle massime istituzioni internazionali, tanto che da molti anni la Banca mondiale (dell’ONU) e la Banca europea per gli investimenti hanno bloccato gli investimenti alle infrastrutture di cui i pesi più poveri hanno un disperato bisogno per la loro crescita. L’Italia e l’Europa dovrebbero cercare, per esempio, di rilanciare progetti come La Grande Inga, che prevede la costruzione di una serie di dighe sugli affluenti del fiume Congo, che produrrebbero energia sufficiente per tutta l’Africa centrale (e che si pagherebbero da sole con il valore dell’energia elettrica prodotta). Bisognerebbe anche aumentare i finanziamenti al progetto Grande muraglia verde del Sahel, che potrebbe creare molte opportunità di lavoro proprio nei paesi da cui parte l’immigrazione, anche qui con benefici effetti per l’ambiente. E per quanto riguarda gli immigrati presenti nel nostro paese, dato che ci sono aziende lamentano che molte delle loro offerte di lavoro rimangono inevase, si potrebbero istituire dei corsi di formazione per chiunque, italiano o straniero, sia disposto a fare questi lavori.


Carne a basso impatto ambientale.
L’idea risale all’ormai lontano 1992 e proviene da un biologo famoso, il prof. Edward O. Wilson, da poco scomparso. Questo scienziato aveva lavorato per molti anni in Sud America e vedeva che nel bacino amazzonico sempre nuovi tratti di foresta venivano abbattuti per ricavarne terreni da pascolo. Egli sapeva che lì vivono sette specie di tartarughe appartenenti ad un unico genere, tutte ricercate per la loro carne e per questo intensamente cacciate. Sono tartarughe acquatiche, vegetariane e a crescita rapida, la più grande delle quali, Podocnemis espansa, raggiunge i 50 chili di peso e quasi il metro di lunghezza. Il professor Wilson aveva proposto di allevarle in bacini chiusi e di alimentarle con piante acquatiche raccolte in paludi vicine o con frutta di scarto, sostenendo che avrebbero reso 400 volte più carne per ettaro degli allevamenti bovini allo stato brado (vedi “La diversità della vita” - BUR Rizzoli editore – anno 2009 – pag. 404 / 405). Però questa idea, presentata in un libro che è divenuto un best seller dell’ambientalismo, non è mai stata raccolta da nessuno, forse perché in Sud America non c’è interesse per una produzione di carne alternativa. Ma questa proposta va bene per l’Africa e forse anche per il Sud Est asiatico. Nell’Africa occidentale, ricca di foreste, paludi e corsi d’acqua ma priva di terreni da pascolo, il fabbisogno di carne è in gran parte soddisfatto dalla caccia agli animali della foresta. Con la crescita demografica dell’ultimo secolo, però, la pressione sulla fauna selvatica è diventata insostenibile. Per rifornire i mercati cittadini vengono cacciati anche scimpanzé e gorilla, i nostri parenti più prossimi nel regno animale, che per questo sono stati decimati.
Tra le prede che vengono cacciate ci sono anche delle tartarughe. La proposta è di incaricare dei biologi che lavorano in Africa di individuare qualche specie adatta e di studiarne le condizioni di vita fino ad arrivare ad un allevamento prototipo.
La validità di simili allevamenti è stata già dimostrata per i coccodrilli e i caimani. Il mercato richiede la pelle di coccodrillo per farne scarpe e borse, e fino a poco tempo fa la domanda era soddisfatta dalla caccia di frodo, che però aveva ridotto ad un decimo il numero di questi rettili. Ma da quando sono stati creati gli allevamenti il bracconaggio è stato messo fuori gioco e i coccodrilli e i caimani che vivono allo stato selvatico sono tornati sui valori originari. Per questi allevamenti le uova vengono raccolte nei nidi dei rettili che vivono allo stato selvatico. Ma per le tartarughe potrebbero essere allevati degli esemplari a scopo riproduttivo. In realtà si potrebbero produrre anche delle uova per il consumo diretto. Si otterrebbe anche il guscio o carapace. Non sarà il pregiato materiale con cui una volta si facevano le montature per gli occhiali, perché esso veniva da alcune tartarughe marine che oggi sono specie protette. Ma il carapace delle tartarughe di allevamento sarebbe comunque un materiale adatto per molti prodotti artigianali. Un esempio potrebbe essere il pettinino usato per la grafica di questo sito. L’unico limite è la fantasia.


Carne sintetica.
Moltiplicando delle cellule staminali in coltura, oggi si possono produrre carne, pesce e molluschi “artificiali”. O meglio dei filetti di carne, pesce, seppie e calamari. Dopo decine di anni di ricerca i primi prodotti di questo tipo sono arrivati in qualche supermercato e in qualche ristorante. E’ evidente, però, che in termini di qualità non possono competere con gli analoghi naturali. Questo è il motivo per cui il governo italiano li ha messi fuori legge. In effetti non c’è bisogno di sostituire i polli naturali con quelli artificiali: dobbiamo invece migliorare la qualità di quelli che alleviamo. Però questa proibizione non dovrebbe estendersi al pesce e ai molluschi. Uno dei principali problemi ambientali è l’eccessiva pressione della pesca nei mari e negli oceani e non sappiamo nemmeno quali possano essere le conseguenze a lungo termine sugli ecosistemi marini. I pesci e i molluschi “artificiali” potrebbero alleggerire la pressione della pesca, dando modo alle popolazioni ittiche di riprendersi. Per esempio una volta i merluzzi erano 100 o 200 volte più abbondanti di oggi. Se questa fosse ancora la situazione, ne potremmo pescare in maniera sostenibile 10 o 20 volte di più.


Plastica.
La plastica costa poco e si presta a moltissimi usi. Per questo ne produciamo molta, che poi spesso finisce in mare dove provoca diversi danni, oppure nelle discariche. Insomma è un grosso problema ambientale, anche se la ricerca ha dimostrato che la plastica che finisce in mare si degrada molto più velocemente di quello che si pensava. Però adesso è stato trovato un batterio che la mangia. E gli scienziati sono già al lavoro per individuare altri batteri come questo e per trovare il modo di usarli per eliminare la plastica prima che finisca nell’ambiente.


Dispositivi elettronici.
Gli smartphone, che si sono diffusi velocemente in tutto il mondo, riescono a fare molte cose impensabili fino a poco tempo fa. Hanno dei meravigliosi schermi a colori ad alta definizione, minuscole macchine fotografiche ecc. Essi però contengono diversi elementi rari e preziosi, che per di più si trovano solo in pochi luoghi al mondo. Per esempio da 20 di questi apparecchi si potrebbe ricavare un grammo d’oro. Però questi dispositivi non sono stati progettati per facilitarne il riciclaggio dei materiali rari che contengono. Forse prima o poi li spediremo in qualche paese dove la manodopera costa poco, in modo che le varie parti possano essere separate manualmente. Ma sarebbe meglio progettarli in modo da facilitare il recupero degli elementi preziosi che contengono.