LA LEGGE DELLA COMPETENZA

Oggi, grazie a internet, tutti hanno la possibilità di esprimere la propria opinione e di dire quello che pensano su qualsiasi argomento. Questa è una grande conquista, perché la democrazia si basa anche sulla libertà di espressione, che una volta era un privilegio riservato ad una ristretta cerchia di intellettuali al servizio delle classi dominanti.
Quindi internet è un grande strumento di democrazia, comodo e di facile uso. Ma l’estrema facilità con cui possiamo spedire dei messaggi, anche a molti indirizzi diversi, con un semplice click, rende il problema della qualità dell’informazione sempre più pressante. Di fatto la rete straripa di affermazioni superficiali o poco meditate, oppure palesemente sbagliate. E spesso questi messaggi sono urlati e con il loro rumore sovrastano tutto il resto. E purtroppo non tutti hanno dei validi criteri di giudizio per distinguere il vero dal falso o le informazioni rilevanti da quelle irrilevanti.
La conseguenza è che i canali di comunicazione sono intasati da informazioni di scarso valore e interesse, che però hanno lo stesso peso delle informazioni più serie e informate. In queste condizioni l’informazione seria e competente fa sempre più fatica ad emergere. E può persino capitare che ci sia qualcuno che ha delle cose importanti da dire o qualche importante scoperta da comunicare, che non riesce a farsi sentire.
Allora è venuto il momento di introdurre in società la “legge della competenza”. Cosa dice questa legge? Che l’esperto ne sa più dell’inesperto e che il professionista ne sa più del dilettante.
D’altra parte, poiché a volte capita che degli esperti riconosciuti sfruttino la loro notorietà per fare delle affermazioni che esulano dal proprio campo di competenza, è necessaria una formulazione più completa, che è la seguente: “Nel proprio campo di competenza l’esperto ne sa più dell’inesperto e il professionista ne sa più del dilettante”.
Se tutti conoscessero e osservassero questa legge, gli ingranaggi che fanno girare il mondo scorrerebbero in maniera molto più fluida, i problemi verrebbero avviati a soluzione per la via maestra e non attraverso ripidi e tortuosi sentieri alpinistici e il mondo sarebbe un luogo migliore in cui vivere.
Il problema di distinguere la competenza dall’incompetenza è sempre stato importante, ma oggi lo è ancora di più, perché è diventato più facile che in passato diffondere delle informazioni false per favorire i più svariati interessi.
Infatti internet si presta, a causa dei suoi bassi costi, a campagne di disinformazione che diffondono informazioni sbagliate su questioni che possono essere della massima importanza, con danni incalcolabili. Basti pensare, per esempio, alle false affermazioni sui vaccini, che per molti anni non sono state contrastate, e che hanno reso più difficile immunizzare l’intera popolazione e uscire dalla pandemia. Oppure a tutta la disinformazione sui temi dell’ambiente e dello sviluppo. E se non abbiamo una visione chiara della realtà, siamo portati a dare credito a un’ideologia o a chi urla più forte.
Campagne mediatiche di dimensioni industriali, ispirate da una ideologia ottocentesca bocciata dalla storia, che accusano la società moderna di essere la causa delle ingiustizie sociali. Quando invece la società in cui viviamo è storicamente l’unico rimedio efficace contro la povertà, la massima ingiustizia sociale.
Le stesse fonti di disinformazione accusano poi la società moderna di essere insostenibile sul piano ambientale. Mentre la verità è che, superata la fase di crescita che porta dalla povertà al benessere, la società moderna è l’unica sostenibile anche dal punto di vista ambientale.
Infine molte campagne mediatiche cercano di convincerci che la nostra società non è in grado di affrontare i problemi di oggi. Quando invece per i problemi più importanti del nostro tempo, che sono quelli della produzione del cibo e dell’energia, ci sono già adesso tutte le soluzioni che possiamo desiderare, che dobbiamo solo conoscere e spingere avanti. E non si può lasciare, come è successo per i vaccini, che su questi argomenti la disinformazione dilaghi incontrastata.
Queste idee sbagliate sono spesso sostenute e divulgate da persone che, sì, sono degli esperti. Ma in altri campi! Per esempio sono molti gli scienziati che non perdono occasione per lanciare degli allarmi sul clima (all’unico scopo di imporre l’assurdità delle “energie alternative”, non di promuovere delle soluzioni efficaci), ma che non sono esperti né di clima né dei problemi dell’energia. E un corollario della legge della competenza dice che, se un esperto esce dal proprio campo di competenza, fosse anche un premio Nobel, diventa automaticamente un inesperto.
Tutto però ha origine dalle competenze specialistiche. Il fronte della conoscenza avanza continuamente in tutte le direzioni grazie alle specializzazioni. Questo è il punto di partenza.
Però sono frequenti le situazioni in cui l’aumento della conoscenza, e la risoluzione di particolari problemi, richiedono delle sinergie. Cioè la fusione di conoscenze e competenze che provengono da due o più settori specialistici diversi.
Facciamo un esempio. Immaginiamo che il problema sia quello di costruire la protesi di un ginocchio. Se un medico e un ingegnere lavorano insieme, forse possono trovare la soluzione. Ma se ci lavorano separatamente di sicuro non ci riusciranno mai. In questo caso parliamo di esperti in due campi diversi che collaborano ad un progetto comune.
Ma si potrebbe dare anche il caso di un dilettante che si procura delle informazioni provenienti da due settori specialistici diversi e che, fondendole insieme, riesce capire qualcosa che fino a quel momento è sfuggita ai professionisti. Il dilettante non ha una conoscenza generale delle due materie (altrimenti sarebbe lui stesso un esperto). Ma è riuscito a procurarsi alcuni dati provenienti da due discipline diverse e a fare delle associazioni mentali che invece gli esperti, rinchiusi ciascuno nel proprio settore, non sono riusciti a fare.
Quindi c’è anche la possibilità, ed è sicuramente accaduto molte volte, che un non esperto batta sul tempo degli esperti. Ma questa è un’eccezione solo apparente, perché le informazioni particolari che il dilettante è riuscito a procurarsi sono state raccolte dagli specialisti, ciascuno nel proprio campo di studio, e poi da loro divulgate ad un pubblico generico di non specialisti.
Ma per capire la realtà nella sua complessità è necessaria una sinergia molto più ampia. La realtà non è divisa in specializzazioni, siamo noi che abbiamo diviso il mondo in settori separati perché questo facilita il lavoro di raccolta e catalogazione dei dati e poi il loro studio e approfondimento.
Ma se la realtà è un tutto unico, come facciamo ad averne una visione unitaria, totale, complessiva? Possiamo farlo solo se riusciamo a fondere insieme le conoscenze provenienti da cento, mille, settori specialistici diversi.
Ma qui sta la difficoltà, perché è impossibile riunire in un’unica persona tante conoscenze separate per arrivare ad una visione unitaria, per esempio per avere una visione generale della vasta problematica dei temi dell’ambiente e dello sviluppo.
Di fatto la nostra società è bravissima a studiare i problemi particolari e circoscritti, ma si dimostra inadeguata di fronte alle problematiche generali. Così riusciamo a risolvere molti problemi minori, ma facciamo fatica ad individuare i problemi di fondo. E la situazione è aggravata dalle campagne di disinformazione, e anche dai media che spesso non privilegiano l’informazione di qualità migliore. Ed è proprio questa incapacità ad individuare i problemi più importanti e strategici la causa delle nostre difficoltà.
Infatti anche se riusciamo a risolvere qualche problema minore, ma trascuriamo quelli più importanti, non eviteremo che il contesto generale peggiori. Se invece riusciamo ad individuare i problemi più importanti e a risolverli, avremo migliorato anche il contesto generale, cosa che renderà più facile affrontare quelli che rimangono.
Ma come facciamo a riunire in una sola persona tante competenze specialistiche diverse? Di fatto è impossibile, perché gli specialisti sono competenti solo nel proprio campo di studio o in pochi campi confinanti. E per diventare degli specialisti competenti devono dedicare a quel particolare settore tutta la loro vita. Infatti, man mano che allarghiamo i nostri orizzonti, diventa sempre più difficile avere una conoscenza approfondita della realtà.
Pertanto quello di dedicarsi a fondere insieme tante conoscenze specialistiche separate è un compito difficile e ingrato, non riconosciuto, non socialmente ricompensato e senza garanzia di risultati. E quindi, anche se dovrebbe avere la precedenza su tutto il resto, questo è un lavoro che di solito non fa nessuno.
Di solito, perché ogni tanto qualcuno ci prova, proprio perché si rende conto di quanto sia importante. Come questo sito che propone un’analisi dell’ampio tema dell’ambiente e dello sviluppo, che ha la pretesa o l’ambizione di essere la più completa che sia stata fatta finora.
Per riuscire a realizzare questo progetto è stato necessario capire la sostanza di molte discipline specialistiche diverse (senza essere esperto in nessuna di esse), che poi sono state fuse insieme con un grande lavoro di confronto e approfondimento. Ed è arduo affrontare degli argomenti specialistici senza essere un esperto! Ma per arrivare ad una visione panoramica della realtà non c’è altra strada che questa.
Sono risultati utili molti libri scritti dai principali esperti sui più svariati argomenti; libri che fanno il punto dello stato dell’arte in un particolare campo di studio, a beneficio dei non esperti.
Quindi per affrontare questa analisi è stato necessario acquisire una cultura generale molto vasta. Ma è stato necessario anche un confronto continuo tra tutte queste conoscenze separate; confronto che a sua volta ha imposto continui rifacimenti e aggiustamenti dell’analisi generale.
Del primo abbozzo, risalente a molti anni fa, non è rimasto nulla. Molte delle convinzioni iniziali hanno dovuto essere abbandonate o addirittura rovesciate, per essere sostituite da altre più conformi alla realtà. Convinzioni che a loro volta hanno subito negli anni molti altri aggiustamenti e integrazioni.
Alla fine, dopo più di vent’anni di lavoro, questa analisi è stata portata a compimento, anche se molti discorsi particolari avrebbero bisogno di essere ulteriormente approfonditi. Un’analisi che ha cercato di considerare tutti i fattori più importanti in gioco. Ed è fondamentale che essa sia completa perché, se dimentichiamo anche un solo elemento importante, questo potrebbe sovvertire tutto il discorso generale.
Ma poi come facciamo a giudicare la validità delle sue conclusioni?
Indipendentemente dal percorso più o meno lungo e tortuoso e dalla fatica che questo progetto ha richiesto, quello che conta sono le conclusioni, che possono essere verificate confrontandole con i dati della realtà. Per esempio, per quanto riguarda il tema dello sviluppo, con i dati dell’ONU degli ultimi 50 anni.
In conclusione la legge della competenza rimane sempre valida, anche quando viene applicata ad un’analisi generale che non può essere fatta dagli specialisti in quanto tali. Il loro lavoro però è sempre indispensabile.
Tutto parte da lì, dalle competenze specialistiche, ed è così che deve essere. Ma almeno ogni tanto è necessario fondere insieme tutte queste conoscenze separate, perché raggiungere una visione unitaria della realtà è un obiettivo così importante che dovrebbe avere la precedenza su tutti gli altri.