Riscaldamento globale

La crisi economica in cui siamo precipitati, adesso aggravata dalla pandemia, dura ormai da dodici anni. La disoccupazione è raddoppiata, con dati devastanti per quanto riguarda i giovani: un terzo di loro sono disoccupati, il 50% nel Meridione.
Questa crisi è stata causata dalla politica energetica delle rinnovabili, voluta in alternativa ai combustibili fossili allo scopo di diminuire le emissioni di anidride carbonica e prevenire il surriscaldamento del pianeta.
L’ipotesi di partenza è che la crescita economia provocherà un aumento del fabbisogno di energia, del consumo di combustibili fossili e delle emissioni di anidride carbonica, e che per salvare il pianeta sia necessario fermare la crescita economica e sostituire questi combustibili con le energie “alternative”.
Però non è vero che nei paesi emergenti la produzione dei beni materiali e il consumo di energia cresceranno all’infinito. Infatti anche le loro economie, come è già accaduto nei paesi più sviluppati, una volta saturati i mercati dei beni materiali si sposteranno sui servizi. Ma i servizi non sono altro che beni immateriali, che consumano meno materie prime e spingono l’economia con meno forza. Inoltre continuerà ad aumentare l’efficienza con cui usiamo le risorse primarie, compresa l’energia. Infine eolico e fotovoltaico non sono in grado di sostituire le normali centrali elettriche e quindi di diminuire le emissioni di gas serra. E non è nemmeno vero che uguali consumi di energia producono sempre le stesse quantità di anidride carbonica. Quando la Cina e l’India sostituiranno le loro centrali a carbone poco efficienti e inquinanti con le super efficienti centrali a turbogas, a parità di energia elettrica prodotta abbatteranno le loro emissioni di gas serra dell’80 / 90 %.
E’ questo l’unico modi di diminuire le emissioni di anidride carbonica, non fare la guerra alla società moderna, quella in cui viviamo, che è l’unica sostenibile sia sul piano sociale ce ambientale.


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