Tutte le donne devono saperlo

Molte donne sono terrorizzate dalla possibilità di ammalarsi di cancro al seno. E naturalmente vorrebbero sapere quali sono i fattori di rischio e cosa si può fare per prevenirli.
C’è un completo accordo tra gli scienziati su quale sia il principale fattore di rischio: l’esposizione agli estrogeni. Più alta è, maggiore è il rischio. Altri fattori come quello genetico sono meno importanti.

Ma da cosa dipende l’esposizione agli estrogeni?
Durante ogni ovulazione il livello degli estrogeni aumenta per preparare l’organismo della donna ad una gravidanza. Quindi l’esposizione agli estrogeni dipende dal numero dei cicli mestruali. Ma dipende anche dal livello degli estrogeni durante ogni ciclo.
Nella gravidanza e nell’allattamento l’ovulazione si interrompe, e quindi maggiore è il numero dei figli minore è l’esposizione agli estrogeni. Questo spiega perché le donne senza figli corrono un rischio maggiore, non solo di cancro al seno, ma anche all’utero e alle ovaie.
Lo Studio Cina ha dimostrato che, più alto è il consumo di proteine animali, più lungo è il periodo fertile e più alto è il livello degli estrogeni durante ogni ciclo. Per esempio, mentre nelle donne americane la prima ovulazione si verifica in media all’età di 12 / 13 anni e l’ultima tra i 50 e i 55, nelle donne della Cina rurale, che consumavano molte meno proteine animali, le età corrispondenti erano 16/17 anni e 42/45. Inoltre nelle donne americane il livello degli estrogeni era più alto in media del 30%. Quindi esse erano esposte ad una quantità di estrogeni più che doppia rispetto alle donne della Cina rurale, e questo spiega perché correvano un rischio molto più alto.
C’è un altro studio che ha coinvolto 85.000 donne americane in menopausa, secondo il quale le donne obese hanno due volte e mezzo più probabilità di ammalarsi di cancro al seno. Ma a sua volta lo Studio Cina ha dimostrato che la principale causa dell’obesità è un eccesso di proteine animali. Quindi alla fin fine tutto è riconducibile ad un eccesso di proteine animali.
Infine è particolarmente utile un confronto con la preistoria. Nelle società preagricole le donne avevano in media cinque o sei figli, di cui la metà morivano prima dell’età adulta. Inoltre l’allattamento durava almeno tre anni. Considerato poi che il consumo di carne di solito non era molto alto, e che latte e latticini erano sconosciuti, l’esposizione complessiva agli estrogeni doveva essere molto più bassa di oggi. Durante la sua vita una donna della preistoria poteva avere approssimativamente 150 cicli mestruali nei quali il livello degli estrogeni era più basso, mentre oggi essi possono arrivare a 350 / 400. E le statistiche dello Studio Cina possono essere interpretate anche nel senso che, più ci si allontana dagli stili di vita ai quali ci siamo adattati nei milioni di anni della preistoria, maggiore è il rischio per la nostra salute.
Ma le donne cosa possono fare per diminuire questo rischio? Le possibilità sono tre: fare più figli, prolungare il periodo dell’allattamento e consumare meno proteine animali. Ma la prima opzione è poco consigliabile, sia perché richiederebbe un grande impegno, sia perché la conseguente crescita demografica sarebbe insostenibile dal punto di vista sociale e ambientale.

La seconda opzione potrebbe essere preferibile, e sarebbe anche più naturale, sia per le mamme che per i bambini. Per esempio verrebbe azzerato il rischio del diabete di tipo 1. Adesso che i figli di solito sono due, forse l’allattamento potrebbe durare di più. Infine la terza opzione, la più semplice. Le donne possono diminuire l’esposizione agli estrogeni ritornando al basso consumo di proteine animali della preistoria.
Quindi adesso tutti possono sapere cosa bisogna fare. Bisogna adottare quelle stesse sane regole di vita, specialmente a tavola, che possono prevenire anche molti altri problemi di salute. Ma allora, perché queste cose non vengono dette? Tutti dovrebbero conoscerle. O quantomeno la metà di “tutti”.