LA BANCA DEI POVERI – I microprestiti – Una formula per uscire dalla povertà

una strada per costruire un mondo senza povertà
Muhammad Yunus premio Nobel per la pace.
Yunus è l’inventore della Grameen Bank, la banca dei piccoli prestiti, quelli che servono per finanziare le piccolissime iniziative economiche necessarie alla crescita degli strati più poveri della società. L’assegnazione del premio Nobel servirà a far conoscere e a diffondere ancora di più questo importante strumento di promozione dello sviluppo.

La politica internazionale degli aiuti
In un’epoca in cui può sembrare che il denaro sia l’unico valore di riferimento, sono molti quelli che si chiedono se sia possibile combattere la povertà con una qualche efficacia. Sono state stanziate importanti risorse economiche e sono stati creati enti come la Banca Mondiale o la FAO allo scopo di aiutare i paesi poveri e favorirne lo sviluppo. Molti governi hanno deciso altri aiuti per loro conto e molte organizzazioni umanitarie si sono attivate per cercare di alleviare il dramma della fame e della povertà. I risultati però sono modesti, al punto che i più si stanno convincendo che il problema della povertà forse non ha soluzioni. Tanti ci hanno provato, moltissimi soldi sono stati spesi, ma è stato sempre come fare un buco nell’acqua. Troppo numerosi i paesi poveri, troppi i bisogni elementari da soddisfare, troppi i fattori generatori di altra povertà, come la crescita demografica fuori controllo e lo sfruttamento distruttivo delle risorse naturali.
Se i paesi poveri sono incapaci di risolvere da soli i loro problemi, allora bisogna intervenire con aiuti esterni. Ma per dare un decente livello di benessere alla maggior parte della popolazione mondiale servirebbero molte più risorse di quelle che i paesi ricchi possono mettere a disposizione. Per di più molti si stanno rendendo conto che gli aiuti, non solo non riescono a debellare la povertà, ma creano dipendenza e quindi servono solo a perpetuarla. A riprova che la politica degli aiuti è inefficace, sta anche la constatazione che nemmeno i paesi ricchi sono ancora riusciti a debellare le sacche di povertà presenti al loro interno.
Quello della povertà è un problema veramente difficile. E’ come voler sovvertire le leggi della natura, è come pretendere di invertire la direzione dell’acqua che scorre in un torrente, farla andare in su invece che in giù. Vincere la povertà sembra davvero impossibile!
Ma è proprio così? E’ proprio vero che la povertà non può essere sconfitta?
In realtà oggi si può affermare che la povertà “può” essere vinta. E non si tratta di un’utopia o di un pio desiderio, ma di una semplice constatazione. La constatazione che finalmente la soluzione è stata trovata, una soluzione che è addirittura un grande successo, perchè è già riuscita a sollevare dalla povertà e dalla fame decine di milioni di persone in tutto il mondo. Purtroppo gli organismi internazionali per l’aiuto ai paesi poveri sembrano ancora ignorare questa realtà, e quindi è importante che tutti sappiano che la povertà oggi può essere sconfitta (ed è bene che lo sappia anche un paese come l’Italia intenzionato ad aumentare gli aiuti al Terzo mondo, ed il suo governo).

La Grameen Bank e i microprestiti
Ma in cosa consiste questa medicina miracolosa? Semplicemente nel far crescere il reddito delle famiglie più povere anzichè farle dipendere dalle elemosine, cosa che si può ottenere promuovendo la crescita delle attività economiche al livello più basso dell’economia.
E’ stato un economista del Bangladesh, musulmano e con studi in America, a rendersi conto del problema. Studiando il funzionamento dell’economia in un villaggio del suo paese il prof. Muhammad Yunus si era accorto che, come nelle economie più ricche, ciò che impedisce la crescita è la mancanza di credito alle attività economiche, e che sarebbero stati sufficienti dei piccolissimi prestiti per espandere questa economia di sussistenza e far crescere il reddito dei più poveri.
Una volta è stato chiesto ad un lustrascarpe quale fosse il suo incasso giornaliero. ” Due dollari!”.
“E cosa te ne fai di questi due dollari?”.
“Uno me lo tengo io, e con l’altro pago l’affitto della cassetta con le spazzole”. Può sembrare strano che un lustrascarpe debba rinunciare alla metà delle sue già modestissime entrate perchè non può comprare uno strumento di lavoro del valore di soli 40 dollari. Ma se non dispone del piccolo capitale necessario, è costretto ad accettare qualsiasi condizione, e in pratica a lavorare quasi gratis. Inoltre, proprio il suo bassissimo reddito non gli consente alcun tipo di risparmio e quindi di migliorare la propria situazione.
L’unica alternativa è rivolgersi al mercato nero del credito, cioè agli strozzini. Non a caso il prestito ad usura nei paesi del Terzo mondo è così diffuso. Ma affidarsi agli strozzini significa cadere dalla padella nella brace. Per debellare la povertà non servono quindi delle elemosine più o meno ricche ma, anche al livello più basso, è necessario promuovere la crescita dell’economia attraverso l’erogazione di piccoli prestiti. Per questo il prof. Yunus ha creato la Grameen Bank, o banca di villaggio o anche banca dei poveri specializzata in microprestiti.
Il ruolo delle banche, la loro stessa ragione d’essere, dovrebbe essere quella di facilitare l’accesso al credito, per dare ossigeno, nutrimento e sostegno alle attività economiche. Le banche del Terzo mondo, al servizio prima di tutto di ceti corporativi e privilegiati, ben raramente hanno la capacità di svolgere questa funzione di sostegno alle attività produttive. Nessuna banca poi si è mai posta il problema di finanziare, attraverso l’erogazione di microcrediti, le attività economiche di livello più modesto.
Posto che qualsiasi banca deve svolgere o tornare a svolgere le proprie funzioni istituzionali, quello che il prof Yunus doveva risolvere era prima di tutto un problema di costi. Una pratica di finanziamento richiede un’istruttoria, una trattativa, l’esame delle prospettive economiche dell’azienda e dei beni che devono garantire il prestito. A tutto questo poi corrisponde una documentazione cartacea. Queste procedure burocratiche hanno un costo che può essere molte volte superiore all’importo di un microprestito. Per questo le banche non hanno mai preso in considerazione la possibilità di dedicarsi ad affari di così modesta portata, per non parlare del fatto che i più poveri, proprio perchè tali, non hanno nemmeno la possibilità di dare dei beni in garanzia.
Il problema da risolvere non era quindi di poco conto: erogare microprestiti a costi contenuti e senza garanzia. Ci sono voluti anni di esperimenti ed il superamento di notevoli difficoltà, ma alla fine è stata trovata una formula che ha dimostrato di funzionare dovunque sia stata applicata.

Come funzionano i microprestiti
Prima di tutto è stata abolita la banca come ente burocratico a cui rivolgersi per avere un prestito: è invece la banca che, tramite i suoi funzionari, si sposta per andare dai clienti. Gli impiegati della banca girano per i villaggi e parlano con la gente per spiegare come funziona il microprestito, e più che funzionari di una banca sono piuttosto degli insegnanti, perchè la loro attività principale è insegnare.
Sia per abbattere i costi che per andare incontro ad una clientela in maggioranza analfabeta, è stata abolita ogni documentazione cartacea, e i prestiti vengono concessi sulla fiducia e senza alcuna garanzia. Per ridurre ulteriormente i costi e rendere più sicura la restituzione attraverso la mutua solidarietà, i crediti vengono concessi solo a gruppi di cinque richiedenti.
Contribuisce a rendere più sicura la restituzione anche la forma rateale. La restituzione del capitale più un interesse del 20% è stata prevista in 50 rate settimanali. Le rate facilitano la restituzione sul piano psicologico, e danno modo alla banca di accorgersi se ci sono dei problemi e intervenire per tempo. La solidarietà e il mutuo condizionamento e sostegno all’interno dei piccoli gruppi fa il resto. Ogni settimana l’impiegato della banca passa per il villaggio per incontrare in apposite riunioni otto gruppi alla volta, incassa le rate dei prestiti e gli eventuali versamenti di risparmio e risolve gli eventuali problemi.
Il risultato è sorprendente. Il tasso di restituzione dei microcrediti è in media del 99%, superiore a quello di qualsiasi banca occidentale. Con i guadagni la banca paga gli stipendi degli impiegati e allarga ulteriormente il giro dei prestiti.
Un’altra caratteristica dei microprestiti è che vengono dati di preferenza alle donne. Le donne sono i soggetti più deboli e meno garantiti della società, in particolare in un paese musulmano e nelle realtà rurali dove la loro posizione sociale è inferiore a quella degli uomini. Il lavoro delle donne è sempre il meno retribuito, e il livello della loro attività economica si pone sul gradino più basso. Ma le donne sono anche quelle che sentono maggiormente le responsabilità della famiglia, e proprio la povertà le rende più tenaci e più motivate a migliorare la propria situazione economica. Per questo motivo, allo scopo sia di aiutare le famiglie che la parte più povera della società, i prestiti vengono concessi di preferenza alle donne.
Prima del prestito i richiedenti, anzi le richiedenti, vengono adeguatamente istruite, e devono dimostrare di conoscere perfettamente come funziona tutto il meccanismo.
Un prestito di 40 dollari viene restituito entro un anno con rate settimanali da un dollaro, che vengono subito utilizzate per nuovi prestiti. E’ sufficiente questo piccolo prestito che viene dato sulla fiducia e che viene sempre restituito, per aumentare sensibilmente il reddito reale di una famiglia.
Prestiti di questa entità, o anche molto più piccoli, possono cambiare e stanno effettivamente cambiando la vita di milioni di persone in tutto il mondo. Nonostante la sua efficacia nel combattere la povertà non si tratta però tecnicamente di aiuti, ma solo di un prestito dato dalla banca ad un cliente, anche se nessun aiuto, nessuna elemosina ha mai ottenuto simili risultati.

Una rivoluzione sociale in atto
Prima di tutto quindi è necessario sostenere con il credito le piccole attività che garantiscono ai poveri la loro sopravvivenza. La disponibilità di credito è fondamentale per la crescita di qualsiasi attività economica, e la crescita economica provoca l’aumento dei redditi delle famiglie e quindi la riduzione della povertà. Ma la sola crescita economica non basta. Affinchè lo sviluppo economico possa continuare e consolidarsi, è necessario che progredisca tutto il contesto sociale fatto di infrastrutture e servizi migliori, valorizzazione delle risorse del territorio, e poi l’istruzione, la sanità ecc.
Oltre ai microprestiti la Grameen Bank ha assunto in prima persona iniziative in vari settori dell’economia, per esempio nell’irrigazione, nell’allevamento del pesce e nella telefonia, ed è impegnata a promuovere presso i propri clienti l’igiene, la salute, l’istruzione scolastica, la pianificazione familiare e l’abbandono di usanze feudali come l’istituto della dote e dei matrimoni precoci.
I microprestiti poi, incentivando il lavoro indipendente, hanno l’effetto di rivalutare la dimensione economica degli uomini, delle donne e dei bambini, e i loro rapporti in seno alla famiglia e alla società. Le persone, anzichè essere escluse da un’economia concepita esclusivamente in funzione degli affari e del lavoro dipendente, ne diventano protagonisti a pieno titolo riprendendosi il controllo della propria vita e del proprio destino.
Il risultato è una profonda rivoluzione sociale nella direzione di una società più moderna e tollerante, con un ruolo accresciuto delle donne nella famiglia e nella società. La crescita dell’economia e del benessere, insieme a una maggiore istruzione e informazione, ha l’effetto di allentare le tensioni sociali e di togliere spazio all’intolleranza religiosa, al fondamentalismo e al terrorismo. E serve anche a innestare nella società qualche elemento di reale democrazia. Democrazia infatti vuol dire far prevalere gli interessi di tutta la società, e in particolare dei più poveri, sugli interessi particolari e sulle corporazioni statali inefficienti e corrotte. L’esempio è proprio il Bangladesh, dove il numero delle donne che partecipano al voto da minoritario è diventato preponderante, e dove nelle elezione del 1996 l’integralismo religioso è risultato sconfitto. (per una migliore percezione del problema del fondamentalismo nei paesi islamici vedi per esempio “Guerra santa all’Islam liberale”).

La diffusione dei microprestiti
La Grameen Bank oggi è diffusa o è stata replicata in decine di paesi in tutto il mondo. Dovunque questa formula è stata applicata, gli effetti sono gli stessi, così come il tasso di restituzione dei prestiti. Banche che si finanziano da sole, che si espandono. Che hanno già tolto dalla miseria milioni e milioni di famiglie e che continueranno a favorire la crescita dell’economia e il bene dei loro clienti anche dopo che il problema della povertà sarà dietro le spalle. Nel Bangladesh, dove 25 anni fa sono partiti i primi esperimenti, la Grameen Bank ora finanzia la costruzione di comode casette e lo sviluppo di un’economia sempre più matura.
D’altra parte per espandersi queste banche hanno bisogno di capitali, e la creazione di nuovo capitale attraverso i prestiti è molto lenta, e la stessa dimensione attuale è stata raggiunta solo grazie ad alcune donazioni che hanno messo a disposizione un certo capitale iniziale.
Se lo scopo è quello di debellare la povertà, l’obiettivo minimo sono i 200 milioni di famiglie più povere del mondo, ma per questo servono altri capitali. Qualche decina di milioni di dollari non sono nulla rispetto ai 60 miliardi di dollari di aiuti che vengono spesi ogni anno dalle organizzazioni internazionali.
Del resto c’è un’enorme sproporzione tra i risultati che vengono ottenuti dagli aiuti tradizionali e quelli che possono essere raggiunti grazie a dei minuscoli prestiti che vengono immediatamente restituiti. Gli aiuti ai paesi poveri vengono concessi da enti burocratici che non rispondono ad organismi elettivi, a Stati che loro volta sono la caricatura di amministrazioni liberali e democratiche. Cioè sono aiuti che non arrivano a chi ne ha bisogno, e che invece di sostenere l’economia di mercato, servono solo a rafforzare delle burocrazie statali corporative e parassitarie che pesano sull’economia reale e tendono a soffocarla. L’effetto indiretto dovuto a queste entrate straordinarie, compensa a mala pena il danno provocato da uno stato sempre più invadente, corrotto e inefficiente finanziato proprio con gli aiuti.
Le tradizionali politiche a favore dei paesi poveri devono essere completamente ripensate. Gli aiuti tradizionali dati sotto forma di elemosina dovrebbero essere banditi, perchè mantengono chi li riceve in uno stato di dipendenza economica, anzichè metterli in condizione di incrementare il loro reddito. Se veramente si vogliono aiutare questi paesi, è necessario che venga stimolata la crescita di una sana economia di mercato, e a partire dal livello più basso. Finanziare i microcrediti è quindi il modo più intelligente non solo per combattere la povertà, ma anche per prevenire “lo scontro tra civiltà”, il fondamentalismo e il terrorismo (e anche per risparmiare sulle spese militari!).
E’ significativo che il meccanismo dei microprestiti sia stato scoperto da un economista musulmano e che la formula abbia dimostrato di funzionare dovunque, a partire dai paesi islamici.
Gli aiuti internazionali sono quindi ancora necessari, ma anzi ne servirebbero molti in particolare per evitare l’ulteriore distruzione e ricostituire il patrimonio naturale, per la valorizzare le risorse del territorio, per costruire infrastrutture e sistemi amministrativi più efficienti, e in definitiva per esportare anche nei paesi più poveri e sgovernati del mondo qualche elemento di democrazia e di buon governo.
Ferrara, 15 giugno 2002
Per chi ancora non crede che il problema della povertà e della fame possa effettivamente essere risolto, c’è un ottimo libro tradotto in italiano nel quale il prof. Yunus ha raccontato la storia della Grameen Bank, come funziona ed i principi ai quali si ispira.
Muhammad Yunus il banchiere dei poveri
Feltrinelli – Milano 1998
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