HOLODOMOR, UNA TRAGEDIA UCRAINA POCO CONOSCIUTA
Il 24 novembre tutti gli ucraini, anche quelli sparsi nel mondo, accenderanno una candela per la commemorazione “Holodomor” (letteralmente “assassinio di massa attraverso la fame”) in ricordo di milioni di morti di una immane tragedia che ha colpito la loro nazione negli anni 1932 / 1933.
Personalmente non smetto di stupirmi degli episodi di cui vengo a conoscenza spesso vere storie di tragedie umane come questa, raccontate con la drammaticità di chi le ha realmente vissute e non solo apprese da un libro di storia; molte sono tragedie tenute volontariamente nascoste per anni, da un totalitarismo che credeva nella de-identificazione politico culturale e nel regime fondato sul terrore, il mezzo per assoggettare le diverse etnie del vasto impero russo.
E’ questo appunto il caso del genocidio chiamato “Holodomor”, uno sterminio avvenuto in Ucraina, nell’arco di pochi anni, di un’intera generazione politica, dell’intellighenzia, dell’elite culturale, della “campagna ucraina” e di tutti coloro che incarnavano la tradizione e l’identità politica e culturale di quella nazione, parliamo di una tragedia che ha visto morire circa dieci milioni di persone.
Ma come ha potuto succedere? Seguendo una teoria espressa da Marx ed Engels, pienamente assimilata e messa in pratica dai suoi seguaci, con alla guida Lenin, in Russia dopo la presa del potere nell’Ottobre 1917, fu prevista la distruzione della grande proprietà privata nelle città, a cui doveva seguire l’annullamento della proprietà privata anche nell’agricoltura. Ma quest’ultima fu ostacolata dalla persistenza in Ucraina della proprietà privata agricola, nonchè della resistenza della loro etnia (ma anche di altre etnie) che popolavano l’impero russo.
Si fece allora strada nell’ideologia marxista il motto “il proletariato non ha patria”con il quale si affermava che il concetto di nazionalità non doveva più avere senso. E l’Ucraina, con una popolazione più numerosa e ricca ed un maggior spirito indipendentista, rappresentava un ostacolo alla realizzazione del modello socio-economico marxista.
Negli anni ’20 in Ucraina vi fu un risveglio culturale e, di conseguenza, politico, in una repubblica strategicamente più importante dell’Unione Sovietica, confinante con l’Europa e ricca di risorse, con un potenziale economico e umano equivalente al potenziale complessivo delle altre repubbliche sovietiche, e costituiva una forte minaccia per il regime che, secondo la sua logica, andava neutralizzato attraverso lo sterminio di una intera generazione, ma soprattutto di un’intera classe di agricoltori, proprio in un paese considerato all’epoca il granaio di tutta l’Europa.
Fu allora, negli anni 1932 – 33 , che si realizzò una carestia di regime in cui morirono da 7 a 10 milioni di ucraini, che colpì anche la Russia. Due furono le carestie: quella del 1931 – 32 e quella definita “Holodomor”del ’33. La prima fu la conseguenza diretta della collettivizzazione forzata delle aziende agricole negli anni ’20. Parallelamente cominciò la guerra di classe contro i presunti agricoltori ricchi.
Nella maggior parte dei casi si trattava di contadini laboriosi che semplicemente possedevano la propria terra e sapevano coltivarla. Gli agricoltori si opposero alla collettivizzazione sovietica, in alcuni villaggi si svolsero delle vere e proprie battaglie contro le pattuglie di requisizione autorizzate a misure coercitive, compreso l’uso delle armi. Ma le forze erano impari: l’esercito contro i contadini, armati di pale e rastrelli, che disperatamente cercavano di difendere le proprie case dai saccheggi.
Le rivolte contadine furono presto sconfitte e molti agricoltori con le loro famiglie furono deportati in Siberia. Trasportati nei vagoni per il bestiame, in condizioni insopportabili, tanti morirono durante il viaggio. Le campagne erano invase dal terrore. In questo modo solo in un anno il 70% delle aziende agricole in Ucraina furono collettivizzate e, di conseguenza, le confische alimentari divennero una prassi istituzionalizzata. Ai contadini venne requisito tutto il grano e una parte del bestiame.
Alla fine del 1932 la situazione in ucraina si deteriorò ulteriormente: le autorità requisirono ai contadini non solo il grano, ma qualsiasi genere alimentare, portando via tutto il bestiame e il corredo agricolo (falci, pale, zappe e rastrelli). Conformemente alle disposizioni di Stalin, ormai divenuto dittatore, nelle zone rurali venne vietato ogni tipo di commerci odi prodotti alimentari, sotto la minaccia di severissime pene quali la reclusione a più di 10 anni o la fucilazione; furono vietati inoltre gli spostamenti delle persone da un distretto all’altro; i contadini ucraini non erano autorizzati ad andare in città, tutti gli ucraini non potevano lasciare il territorio della repubblica.
Nell’agosto del 1933 venne promulgata una legge sulla proprietà dello Stato, battezzata dal popolo “la legge delle cinque spighe”, che prevedeva la pena di morte per poche spighe di grano cadute e raccolte dalla gente affamata durante la mietitura: campi, mulini, magazzini riempiti di grano erano sorvegliati dagli agenti armati. Dopo questi provvedimenti straordinari e senza precedenti la gente cominciò a morire in massa. Si verificarono numerosi casi di cannibalismo e il governo sovietico adottò persino una legislazione specifica a questo riguardo.
Il numero probabile dei morti per fame e per fenomeni a essa relazionabili (malattie, disturbi psichici e mentali, suicidi, antropofagia ecc.) nel periodo tra l’aprile del 1932 e novembre 1933 pare superi sette milioni. Il picco dell’Holodomor si registrò nella primavera del 1933. Ogni minuto morivano diciassette persone, mille ogni ora, venticinquemila al giorno.
Siamo invitati tutti a partecipare alla collaborazione, per mantenere vivo il ricordo di quell’olocausto, e ricordiamoci di accendere simbolicamente anche noi una candela, affinchè, mantenendo vivo il ricordo, non abbiano mai più a ripetersi tragedie di questa dimensione.
Roberto Marchetti
Associazione Badanti Nadiya, Ferrara
(Pubblicato da “La Voce di Ferrara Comacchio” del 7 novembre 2012)
Personalmente non smetto di stupirmi degli episodi di cui vengo a conoscenza spesso vere storie di tragedie umane come questa, raccontate con la drammaticità di chi le ha realmente vissute e non solo apprese da un libro di storia; molte sono tragedie tenute volontariamente nascoste per anni, da un totalitarismo che credeva nella de-identificazione politico culturale e nel regime fondato sul terrore, il mezzo per assoggettare le diverse etnie del vasto impero russo.
E’ questo appunto il caso del genocidio chiamato “Holodomor”, uno sterminio avvenuto in Ucraina, nell’arco di pochi anni, di un’intera generazione politica, dell’intellighenzia, dell’elite culturale, della “campagna ucraina” e di tutti coloro che incarnavano la tradizione e l’identità politica e culturale di quella nazione, parliamo di una tragedia che ha visto morire circa dieci milioni di persone.
Ma come ha potuto succedere? Seguendo una teoria espressa da Marx ed Engels, pienamente assimilata e messa in pratica dai suoi seguaci, con alla guida Lenin, in Russia dopo la presa del potere nell’Ottobre 1917, fu prevista la distruzione della grande proprietà privata nelle città, a cui doveva seguire l’annullamento della proprietà privata anche nell’agricoltura. Ma quest’ultima fu ostacolata dalla persistenza in Ucraina della proprietà privata agricola, nonchè della resistenza della loro etnia (ma anche di altre etnie) che popolavano l’impero russo.
Si fece allora strada nell’ideologia marxista il motto “il proletariato non ha patria”con il quale si affermava che il concetto di nazionalità non doveva più avere senso. E l’Ucraina, con una popolazione più numerosa e ricca ed un maggior spirito indipendentista, rappresentava un ostacolo alla realizzazione del modello socio-economico marxista.
Negli anni ’20 in Ucraina vi fu un risveglio culturale e, di conseguenza, politico, in una repubblica strategicamente più importante dell’Unione Sovietica, confinante con l’Europa e ricca di risorse, con un potenziale economico e umano equivalente al potenziale complessivo delle altre repubbliche sovietiche, e costituiva una forte minaccia per il regime che, secondo la sua logica, andava neutralizzato attraverso lo sterminio di una intera generazione, ma soprattutto di un’intera classe di agricoltori, proprio in un paese considerato all’epoca il granaio di tutta l’Europa.
Fu allora, negli anni 1932 – 33 , che si realizzò una carestia di regime in cui morirono da 7 a 10 milioni di ucraini, che colpì anche la Russia. Due furono le carestie: quella del 1931 – 32 e quella definita “Holodomor”del ’33. La prima fu la conseguenza diretta della collettivizzazione forzata delle aziende agricole negli anni ’20. Parallelamente cominciò la guerra di classe contro i presunti agricoltori ricchi.
Nella maggior parte dei casi si trattava di contadini laboriosi che semplicemente possedevano la propria terra e sapevano coltivarla. Gli agricoltori si opposero alla collettivizzazione sovietica, in alcuni villaggi si svolsero delle vere e proprie battaglie contro le pattuglie di requisizione autorizzate a misure coercitive, compreso l’uso delle armi. Ma le forze erano impari: l’esercito contro i contadini, armati di pale e rastrelli, che disperatamente cercavano di difendere le proprie case dai saccheggi.
Le rivolte contadine furono presto sconfitte e molti agricoltori con le loro famiglie furono deportati in Siberia. Trasportati nei vagoni per il bestiame, in condizioni insopportabili, tanti morirono durante il viaggio. Le campagne erano invase dal terrore. In questo modo solo in un anno il 70% delle aziende agricole in Ucraina furono collettivizzate e, di conseguenza, le confische alimentari divennero una prassi istituzionalizzata. Ai contadini venne requisito tutto il grano e una parte del bestiame.
Alla fine del 1932 la situazione in ucraina si deteriorò ulteriormente: le autorità requisirono ai contadini non solo il grano, ma qualsiasi genere alimentare, portando via tutto il bestiame e il corredo agricolo (falci, pale, zappe e rastrelli). Conformemente alle disposizioni di Stalin, ormai divenuto dittatore, nelle zone rurali venne vietato ogni tipo di commerci odi prodotti alimentari, sotto la minaccia di severissime pene quali la reclusione a più di 10 anni o la fucilazione; furono vietati inoltre gli spostamenti delle persone da un distretto all’altro; i contadini ucraini non erano autorizzati ad andare in città, tutti gli ucraini non potevano lasciare il territorio della repubblica.
Nell’agosto del 1933 venne promulgata una legge sulla proprietà dello Stato, battezzata dal popolo “la legge delle cinque spighe”, che prevedeva la pena di morte per poche spighe di grano cadute e raccolte dalla gente affamata durante la mietitura: campi, mulini, magazzini riempiti di grano erano sorvegliati dagli agenti armati. Dopo questi provvedimenti straordinari e senza precedenti la gente cominciò a morire in massa. Si verificarono numerosi casi di cannibalismo e il governo sovietico adottò persino una legislazione specifica a questo riguardo.
Il numero probabile dei morti per fame e per fenomeni a essa relazionabili (malattie, disturbi psichici e mentali, suicidi, antropofagia ecc.) nel periodo tra l’aprile del 1932 e novembre 1933 pare superi sette milioni. Il picco dell’Holodomor si registrò nella primavera del 1933. Ogni minuto morivano diciassette persone, mille ogni ora, venticinquemila al giorno.
Siamo invitati tutti a partecipare alla collaborazione, per mantenere vivo il ricordo di quell’olocausto, e ricordiamoci di accendere simbolicamente anche noi una candela, affinchè, mantenendo vivo il ricordo, non abbiano mai più a ripetersi tragedie di questa dimensione.
Roberto Marchetti
Associazione Badanti Nadiya, Ferrara
(Pubblicato da “La Voce di Ferrara Comacchio” del 7 novembre 2012)